Mostre di arte moderna e contemporanea

The Abramovic Method

21 marzo - 10 giugno 2012

PAC - Padiglione d'arte Contemporanea
Via Palestro 14, Milano
Tel. 02-76009085
Orari: lun 14:30-19:30, mar-dom 9:30-19:30, gio 9:30-22:30. 22 marzo fino 19:30, 23 marzo fino 22:30

Per la sua prima, vera, mostra al PAC, l'Assessore Boeri ha puntato su un'artista di notevole spessore, che tutti considerano la "Regina" della performance. È dagli Anni Settanta, infatti, che Marina Abramovic si cimenta in questo genere artistico anche se, nel tempo, ha cambiato il suo approccio e la sua strategia. Dopo essersi sottoposta a estenuanti prove fisiche e psichiche, che l'hanno portata a sfidare i propri limiti e infrangere convenzioni e tabù, è giunta, infatti, alla conclusione che è più difficile tenere a bada la mente che il corpo e che il pubblico gioca un ruolo cruciale nella performance. È lui, infatti, come dice Duchamp, a completare l'opera d'arte. Per questo, dopo l'esperienza del 2010 al MoMA di New York, che l'ha vista impegnata per tre mesi in uno stressante ed emozionante "tête à tête" coi visitatori, ha deciso di renderli protagonisti di un'esperienza unica, indimenticabile. Di far provare loro, sulla propria pelle, cosa vuol dire fare una performance. "L'arte, infatti, come ha detto l'artista, non è un bene di consumo. È l'ossigeno della società. E gli artisti hanno la responsabilità di trasmettere valori e predire il futuro".

Da questa riflessione sul coinvolgimento degli spettatori, che si ricollega al concetto di una possibile "ripetizione della stessa performance", che la Abramovic ha cominciato a sviluppare negli Anni Ottanta, e alla esperienza dei "Transitory Objects" degli Anni Novanta, ha preso il via l'idea di questa mostra, volta a far conoscere e comprendere a tutti il "metodo" dell'artista, ossia i pensieri e le esperienze che hanno a che fare col suo modo di vivere e fare arte. Per lei, infatti, trasmettere quello che ha appreso è molto importante, come lo è documentare quello che è stato fatto o spiegare cos'è la performance e come si è evoluta nel tempo. Ed è per questo che sta cercando di dar vita a un centro (Marina Abramovic Foundation for Preservation of Performance Art di New York) dedicato a questo genere artistico, che si occuperà di preservare la storia di queste operazioni, ma anche di promuovere e supportare i giovani artisti.

L'evento, che è curato da Diego Sileo ed Eugenio Viola ed è stato realizzato appositamente per il PAC, è strutturato in diversi ambienti e diversi momenti. Dopo aver stretto un patto con l'artista, i performer sono invitati, infatti, a indossare un camice bianco e a mettere delle cuffiette auricolari che li isolano dal mondo. Gli assistenti della Abramovic li invitano poi a interagire con le installazioni pensate dall'artista, che sono sedie, letti, box, impreziositi da materiali che emettono energia, come il quarzo, l'ametista, la tormalina, i magneti ecc.
Le posizioni che devono assumere sono quelle tipiche degli esseri umani, in piedi, seduti o sdraiati. Devono restare così, in silenzio e a occhi chiusi, per più di 2 ore, sperimentando alternativamente le diverse situazioni. Poi devono tornare al punto di partenza, scrivere le loro impressioni, togliere il camice e recarsi all'uscita dove gli verrà consegnato un certificato, che attesta la loro partecipazione e la loro "resistenza".
Chi abbandona la performance prima della fine, non riceve nulla. Infatti, quello che l'artista chiede ai partecipanti è di trovare il tempo e la voglia di fermarsi e fare esperienza del "qui e ora", imparare ad ascoltarsi e riflettere su se stessi e sul proprio modo di relazionarsi con quanto sta attorno. Un'operazione che chi ha visto la performance dal vivo ha trovato estenuante, ma chi l'ha vissuta direttamente ha trovato emozionante, sconvolgente, mistica e per nulla pesante.

Nel progetto performativo sono coinvolti anche alcuni studenti dell'Accademia di Brera, che, dopo aver partecipato a un workshop con l'artista, sono diventati i depositari del "metodo" e sono quindi in grado di spiegare ai visitatori/performer cosa devono fare e come devono comportarsi per vivere al meglio questa esperienza unica e coinvolgente.

Se il piano di sotto, fatta eccezione per la prima stanza, che ricorda l'intervento dell'artista al MoMA, è quasi completamente riservato alla performance in corso, che sarà presto riprodotta in un film documentario, realizzato grazie al contributo della Fondazione Furla, il piano superiore è dedicato ad alcuni video storici, come Dragon Head (1990-94), Cleaning the Mirror (1995), Dozing Consciousness (1997), Nude with Skeleton (2002), Stromboli (2002), Confession (2010), The Kitchen. Hommage to Saint Therese (2010) ecc., che, nella loro diversità, introducono il visitatore all'opera della Abramovic permettendogli di comprendere meglio cosa è cambiato col passare del tempo e cosa c'è dietro al "metodo".
Sempre qui, ma dalla parte della balaustra, sono posizionati dei binocoli e dei telescopi che consentono ai visitatori di osservare come funziona la performance e cosa fanno i loro "colleghi", che hanno deciso di mettersi alla prova in prima persona.

La rassegna, che prevede il coinvolgimento volontario di quella parte del pubblico che ha deciso di partecipare attivamente all'esperienza proposta dall'artista (è necessaria la prenotazione), che è presente solo nei primi 5 giorni di apertura della mostra, è accompagnata da un programma di attività didattiche per bambini e ragazzi e da ben due cataloghi, editi da 24 Ore Cultura, che documentano la carriera artistica della Abramovic, che ha avuto in Italia ampio spazio e importanti riconoscimenti, come il Leone d'Oro alla Biennale di Venezia (1997), e la performance realizzata al PAC. Ed è proprio per questo suo carattere testimoniale e in progress che il secondo volume, dedicato alla rassegna milanese, uscirà solo tra qualche mese.

La mostra al PAC non è l'unica che Milano dedica a questa artista. Il 20 marzo, infatti, la Galleria Lia Rumma (Via Stilicone 19), che da anni lavora con la Abramovic, darà il via a un'altra rassegna, diversa e complementare, dal titolo accattivante e poetico, "With Eyes Closed I See Happiness". Un invito a guardarsi dentro e meditare in silenzio per trovare l'equilibrio e dare il giusto valore alle cose. Perché è solo così, nel tempo dedicato alla meditazione, alla percezione di sé e di quello che ci circonda, che è possibile giungere alla verità.

La presenza in città dell'artista ha offerto lo spunto per altre interessanti iniziative, tra cui spiccano una lezione sul passato, presente e futuro della Performance Art, che si terrà il 21 marzo, alle 21, presso il Teatro dal Verme (Via San Giovanni sul Muro), e la proiezione del film Marina Abramovic - The Artist is present, vincitore del Panorama Audience Award Best Documentary della Berlinale 2012, che avrà luogo il 22 marzo, alle 20 e alle 22:15, all'Apollo SpazioCinema (Galleria de Cristoforis).

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