Mostre di arte moderna e contemporanea

Paul Gauguin. Artista di mito e di sogno

6 ottobre 2007 - 3 febbraio 2008

Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere - Fori Imperiali, Roma
Tel. 06-6780664
Orari: lun-gio 9:30-19:30, ven-sab 9:30-23:30, dom 9:30-20:30

Dopo aver dedicato una bella mostra al mondo magico e incantato di Chagall, il Complesso del Vittoriano ospita ora la prima monografica romana di un grande protagonista dell'arte dell'800, Paul Gauguin. Non si tratta però della solita mostra acchiappaturisti, basata sul nome dell'autore ma priva di un serio progetto curatoriale. Questa rassegna infatti cerca di mettere in luce due aspetti particolari dell'opera di Gauguin, la carica ideale dei suoi lavori e il forte legame coi classici.
Le sue perigrinazioni in giro per il mondo, dalla Bretagna alla Martinica, da Arles alla Polinesia, rispondono infatti a un unico desiderio, quello di sfuggire gli inganni della civiltà moderna e trovare un mondo più puro e innocente, dove "vivere significa cantare e amare". Qualcosa di molto simile all'Età dell'Oro vagheggiata dagli antichi poeti romani, Virgilio in testa, da cui l'artista sembra aver preso spunti e suggestioni per delle opere. In alcune di esse, infatti, guardando con attenzione, si riescono a riconoscere anche motivi e dettagli d'epoca romana. Gauguin, che non ebbe mai la fortuna di vedere la Città Eterna, li avrebbe conosciuti grazie al suo tutore, Gustavo Arosa, che collezionava fotografie di monumenti classici come la Colonna Traiana.

L'iter creativo di Gauguin e la sua spasmodica ricerca dell'Eden sono documentati attraverso 150 opere - olii, disegni, sculture, ceramiche e incisioni - che arrivano da importanti spazi pubblici e privati, tra cui spiccano il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery of Art di Washington, il Getty Museum di Los Angeles e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen.

Il percorso espositivo comincia con le opere del periodo impressionista, in cui si avverte l'influenza di Pissarro e Cézanne, e prosegue coi lavori realizzati durante il primo e il secondo soggiorno nella selvaggia e incontaminata Bretagna, dove l'artista, scappato da Arles e dalla difficile convivenza con Van Gogh, rinnova il suo linguaggio pittorico e, complici la passione per le stampe giapponesi e le discussioni con Émile Bernard, pone le basi del "Sintetismo".
Il punto di forza della rassegna è comunque rappresentato dagli straordinari capolavori dipinti a Tahiti e nelle remote isole Marchesi, che rappresentano il suo ultimo approdo, ma non appagano la sua sete di libertà e purezza.
Anche in questi luoghi dove la natura cresce spontanea e rigogliosa e gli indigeni sembrano seguire soltanto gli istinti primigeni, Gauguin, infatti, non riesce a trovare la pace ed è pieno di timori e inquietudini, alimentati da uno stato di salute precario e dall'incomprensione di molte persone. I suoi dipinti però hanno il dono di trasportare chi li guarda in un mondo esotico e lussureggiante, ricco di simboli, colori e presenze misteriose, dove quello che conta non è ciò che si vede, ma il pensiero e lo stato d'animo che sottintendono.
La pittura e l'arte sono pretesti per parlare d'altro. Sono, come diceva Gauguin, pura "astrazione... il solo mezzo per salire verso Dio, facendo come il nostro Divino Maestro, creare".

La mostra è curata da due tra i più importanti studiosi di Gauguin, Stephen S. Eisenman e Richard R. Brettell, che hanno avuto il supporto di un prestigioso Comitato scientifico. Il catalogo è edito da Skira.

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