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Il Museum für Moderne Kunst (MMK) di Francoforte (Frankfurt) è ospitato in un edificio estremamente singolare. Lo ha progettato una delle maggiori firme dell'architettura contemporanea: l'austriaco Hans Hollein.
Sono pochi i musei in cui edificio e opere della collezione si compenetrano in maniera tanto intima e sottile, da necessitare quasi una trattazione parallela. Fatto che, del resto, rappresenta uno dei tratti salienti di tutti i musei progettati da Hans Hollein.
Quando nel 1982 si trovò a dover adattare il suo progetto al minuscolo fazzoletto di terra incastrato tra Braubachstrasse, Berlinerstrasse e Domstrasse, Hollein decise di rispettarne i contorni triangolari. Disegnò un singolare blocco a forma di cuneo irregolare: lunghe fiancate dipinte di bianco, finestre sottili, un'ampia vetrata sul lato più stretto, che si continua in alto nelle enormi vetrate del tetto.
Insomma, una sorta di fetta, chiusa sui lati, aperto alla base e verso l'alto, con la luce che piove all'interno. Non a caso lo hanno denominato "Kuchenstück" (fetta di torta)... E della torta non ha solo la forma, ma anche gli accordi cromatici. Singolare è il contrasto tra il candore delle superfici e le tinte pastello dei cornicioni, che lo chiudono in alto e che indicano i tre piani dell'edificio.
Da una sorta di basso colonnato di marmo, all'angolo tra Domstrasse e Braubachstrasse, si accede all'interno. Il foyer, allungato e in leggera salita, introduce il visitatore al cuore dell'edificio: un ambiente all'incirca triangolare, circondato dalle altre sale del primo piano e illuminato dalla luce, che dall'alto filtra direttamente attraverso la vetrata del tetto.
Dall'estremità della sala una scala conduce ai piani superiori. Qui diversi ambienti si dispongono lungo i tre lati dell'edificio, affacciandosi verso il pozzo centrale. Si alternano spazi piccoli, reconditi, perfino intimi, ad altri ampi, spalancati sull'esterno o verso l'alto. Alcuni sembrano ritagliati su misura per le opere che contengono. Ad esempio le salette con le opere di Joseph Beuys e Claes Oldenburg. |
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In corrispondenza del vertice del cuneo, le sequenze di sale di ogni piano terminano in grandi saloni triangolari. La luce vi si distribuisce in maniera disomogenea. Talora naturale, talora artificiale. In alcuni casi addirittura assente, per consentire il godimento di installazioni video o di complesse installazioni ambientali. Strabiliante è l'effetto ottico-luminoso dell'installazione di James Turrell.
Potrebbe apparire un'ordine estremamente rigido. In realtà la scansione degli spazi ed il gioco della luce consentono un'esperienza incredibilmente intensa e diversificata, che alla fine non lascia indifferente nessuno dei visitatori. |