Mark Rothko

Attività artistica di Mark Rothko.
Le opere della maturità di Mark Rothko

Nel 1947 il lavoro di Mark Rothko entra nella fase decisiva che lo porta allo stile astratto della maturità.
I simboli, le forme organiche e gli elementi filamentosi scompaiono. Al loro posto affiorano masse monocromatiche verticali e orizzontali, fluttuanti su sfondi evanescenti. Ad accentuare il senso di mistero e di dramma contribuiscono anche le dimensioni delle tele, che tendono ad ampliarsi. In tutto ciò si nota una certa analogia con le opere di Clyfford Still dello stesso periodo, più solide e monumentali.
In un intervento sulla rivista Tiger's Eye dell'ottobre 1949 Rothko chiarisce il senso del cambiamento in atto:

"... La progressione dell'opera di un pittore, mentre procede da un punto all'altro nel tempo, sarà diretta verso la chiarezza, verso l'eliminazione di qualunque ostacolo tra il pittore e l'idea, e tra l'idea e l'osservatore..."
Quasi a sottolineare il momento di trasizione, l'artista assegna ad alcune opere il titolo Multiform, mentre alla maggior parte non ne assegna alcuno.

Nel 1949 Mark Rothko compie un ulteriore passo verso quella "chiarezza" cui aspira. Le masse irregolari si condensano in 2-3 gigantesche bande rettangolari monocromatiche di altezza variabile. Le bande sono disposte l'una sull'altra, fluttuanti su sfondi slavati. Il colore viene applicato in stesure sottili e ripetute, di tinte intense e luminose, che conferiscono una suggestione di profondità e monumentalità.

Il nuovo stile di Rothko si cristallizza attorno al 1950. Senza modifiche sostanziali, per quasi vent'anni l'artista sperimenta combinazioni diverse di tinte, lavorando perlopiù su tele di grande formato, ma anche su fogli di carta.
Il ruolo cruciale del colore è sottolineato dai titoli di molte opere, per quanto molte siano lasciate senza titolo. Quando presenti, infatti, i titoli fanno riferimento esplicito alle tinte applicate: Magenta, Black, Green on Orange (1949), Violet, Black, Orange, Yellow on White and Red (1949), Green, Red on Orange (1950).

Dopo il 1960, le opere di Rothko si incupiscono. La gamma dei colori tende a ridursi al marrone, grigio, rosso scuro, nero e i quadri acquistano un'intensità sempre più drammatica.
Questa svolta si osserva soprattutto nei grandi cicli pittorici, che gli vengono commissionati a partire dal 1958: per il ristorante Four Season, per lo Holyoke Center dell'Università di Harvard, per la cappella de Menil a Houston. Nei pannelli che li costituiscono predominano grandi rettangoli marrone scuro o viola cupo su fondo nero. Una soluzione che ha l'effetto di accentuare il senso di raccoglimento, mistero e tensione mistica.
Negli ultimi anni, Rothko comincia a impiegare i colori acrilici. Effettua, inoltre, una ulteriore semplificazione formale. L'opera appare divisa in due sezioni: la superiore scura (nera o marrone) e quella inferiore più chiara. Questa apparentemente semplice scansione in due zone sovrapposte risulta di forte impatto emotivo. Evoca infatti l'idea di un orizzonte, una demarcazione fisica tra ciò che è terrestre e un qualcosa che gli sta al di sopra. È quasi naturale associare alla massa scura superiore l'idea di una minaccia incombente, quasi il presagio dell'avvicinarsi della morte (Nero su grigio, del 1970).

I blocchi di colore dei quadri di Rothko vengono spesso accostati ai campi cromatici di Newman e Still, per definire una linea comune che si discosta dall'Espressionismo gestuale di Pollock, de Kooning e Motherwell. In effetti i tre artisti condividono la stessa essenzialità e silenziosa monumentalità, che inducono alla contemplazione e possono evocare il senso dell'assoluto.
Esiste però anche una differenza. Le stesure velate e i bordi soffici e smangiati conferiscono alle sue opere una sensualità e una sensibilità poetica del tutto estranea ai quadri di Newman e Still. Le opere mature di Rothko si caratterizzano proprio per questa componente emozionale e impressionistica, che denota un lontano retaggio romantico.