Mostre di arte moderna e contemporanea
Anselm Kiefer. I Sette Palazzi Celesti
24 settembre 2004 - 12 febbraio 2005
Hangar Bicocca
Viale Sarca 336, Milano
Info. 02-73950962
Orari: mar-sab 12-19
Anselm Kiefer, I Sette Palazzi Celesti, Hangar Bicocca, Milano
Proseguendo il suo programma di riqualificazione urbana dell'area Bicocca, la Pirelli Real Estate ha aperto all'arte contemporanea uno dei padiglioni della vecchia Ansaldo. Uno spazio di 15.000 mq che potrebbe fare concorrenza alla Tate Modern.
La scelta è caduta su Anselm Kiefer, uno dei più interessanti artisti tedeschi, famoso a livello internazionale e già visto a Milano, Bologna e, recentemente, anche a Napoli, dove ha curato le scenografie per l'Elektra di Richard Strauss al Teatro San Carlo e ha esposto al Museo Archeologico.
Rifacendosi alla Cabala, il libro della vita, l'artista ha creato sette torri monumentali in cemento armato e piombo, che rappresentano i sette livelli della spiritualità. Si chiamano: Stelle cadenti, Deposito di stelle| Sternenlager, Die Sefiroth, Tzim-Tzum, Shevirat Ha-Kelim, Tiqqun, I Sette Palazzi Celesti. Sembrano distrutte dal tempo e dall'incuria degli uomini, dimenticate dalla storia. Non sono architetture, né sculture, ma emblemi della condizione umana.
Allineate secondo tre rami principali - la Forza, la Compassione, l'Amore - le "Sefiroth" indicano le tre vie che l'uomo può scegliere per tornare a congiungersi con l'Uno, la Divinità. Non si tratta di un viaggio comodo, ma faticoso e pieno di pericoli. È un percorso iniziatico, che rappresenta al tempo stesso un'ascesa al divino e una discesa in se stessi. Un movimento continuo, un processo, che caratterizza la vita dei singoli, ma più in generale la storia. Sempre in bilico tra passato e futuro, distruzione e creazione.
Nel Medio Evo si credeva che tutto fosse stabile, che il cosmo seguisse regole ferree e inderogabili. Ora sappiamo che non è così. Che non è vero che il cielo sta sopra e la terra sotto.
I concetti di ascesa e discesa sono soltanto convenzioni. Non c'è nulla di certo, ed è per questo che bisogna vedere il mondo con ironia. E così pure la distruzione, che non è mai casuale e oggi più che mai sembra far parte della vita.
La distruzione precede sempre la costruzione. L'artista deve cercare di creare un ponte tra questi due momenti, riuscire a trasformare una catastrofe in qualcosa di positivo, di poetico.
Negli interstizi tra un modulo e l'altro di cui sono fatte le torri sporgono diversi oggetti: libri di piombo, scritte, stelle cadenti, frammenti di vetro, cornici. Si ritrovano anche in altre opere dell'artista e servono a sollecitare rapporti, riflessioni, emozioni. Per Kiefer, infatti, è chi guarda che completa l'opera.
La mostra è curata da Lia Rumma, gallerista di riferimento dell'artista in Italia, ma il progetto nasce dall'intuizione di Franca Sozzani, che ha avuto l'idea di aprire questo spazio a un grande artista internazionale ed è riuscita a coinvolgere nel suo piano la Pirelli Real Estate. Dovremo quindi alla sua lungimiranza se, come tutti ci auspichiamo, l'Hangar Bicocca diventerà un centro permanente per l'arte contemporanea. Quanto alle 7 torri, il loro futuro è incerto. Forse resteranno alla Bicocca, forse saranno distrutte.
Il fatto non deve stupire o far gridare allo scandalo, allo spreco, alla perdita per l'umanità. Non è la prima volta che l'artista riutilizza i materiali delle sue opere per crearne altre. Alla distruzione segue sempre la costruzione.
Questa è la vita, questa è l'arte, almeno secondo Kiefer.