Mostre di arte moderna e contemporanea
Fotografia astratta dalle avanguardie al digitale
15 novembre 2009 - 2 maggio 2010
Museo di Fotografia Contemporanea
Villa Ghirlanda
Via Frova 10, Cinisello Balsamo (MI)
Tel. 02-6605661
Orari: mar-dom 10-19, gio 10-23, lunedì chiuso
Il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo continua a promuovere la sua straordinaria collezione di immagini proponendo una mostra dedicata alla fotografia astratta.
L'esposizione, che rappresenta un ampliamento di quella presentata a Verona nel 2008 in occasione della fiera d'arte moderna e contemporanea, oltre a offrire la possibilità di ammirare una sessantina di opere di carattere sperimentale, realizzate tra il 1937 e il 2006 da artisti italiani (Olivo Barbieri, Franco Fontana, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Franco Grignani, Roberto Masotti, Nino Migliori, Paolo Monti, Luigi Veronesi, Silvio Wolf) e stranieri (Pierre Cordier, Jean-Louis Garnell, Aaron Siskind), offre lo spunto per una riflessione seria e approfondita, volta ad analizzare cos'è la fotografia e se ha senso parlare di fotografia astratta.
Per rispondere a queste domande, che oggi possono sembrare assurde o banali, ma un tempo non lo erano affatto, si deve ripercorrere quella che è stata la storia e l'evoluzione della fotografia. In origine, infatti, le immagini, per il modo in cui venivano realizzate e per la loro capacità di riprodurre con estrema fedeltà persone, cose e paesaggi non erano considerate il frutto di una pratica artistica, ma di un procedimento meccanico. Ed è stato così per lungo tempo, anche se già sul finire del XIX secolo ci sono stati autori, come David Octavius Hill, Henry Robinson, Julia Margaret Cameron e Lewis Carroll, che, con la loro sensibilità, hanno saputo trasformare quelli che erano considerati semplici prodotti commerciali a uso e consumo della borghesia ottocentesca in qualcosa di diverso e, per certi versi affine, alla pittura.
A cambiare le carte in tavola sono state comunque le avanguardie storiche (cubismo, futurismo, dadaismo, surrealismo), che, dopo aver fatto vacillare il tradizionale concetto di "rappresentazione", hanno introdotto nuovi stili e nuovi contenuti artistici, tra cui figuravano segni, forme astratte, scritte ecc.
Le loro ricerche hanno influenzato profondamente anche la fotografia, che ha cominciato a mostrare un carattere artistico autonomo. Molte erano, infatti, le sperimentazioni rese possibili da questo mezzo, che si stava dimostrando molto più duttile e innovativo dei media tradizionali e permetteva di dar vita a immagini sorprendenti e inaspettate, come quelle realizzate da Alvin Langdon Coburn (vortografie), Christian Schad (schadografie), Man Ray (rayogrammi), László Moholy-Nagy.
Le immagini realizzate da questi artisti sono interessantissime. Nessuno di loro però parla ancora esplicitamente di "fotografia astratta", ma di forme, strutture, azione della luce ecc. Per il momento, infatti, quello che conta è capire cosa si può fare con questo strumento e quali sono gli effetti che può produrre dal punto di vista ottico e percettivo.
Uno dei primi artisti italiani che si sono occupati coscientemente di "fotografia astratta" è stato sicuramente Luigi Veronesi, che ha cominciato a portare avanti le sue sperimentazioni negli anni '30 influenzato dalle novità introdotte dal Bauhaus di Gropius, una scuola innovativa, che ha potuto contare su insegnanti di altissimo livello, molti dei quali, tra cui Moholy-Nagy, figurano tra i principali esponenti dell'avanguardia astratta tedesca e internazionale.
Un altro periodo in cui la fotografia "non realistica" ha avuto un grande sviluppo è stato quello degli anni '50 e '60 quando Otto Steinert, promotore della Subjective Fotografie, ha ipotizzato l'esistenza di diversi livelli di immagini, da "quello della mera riproduzione a quello della creazione fotografica assoluta", che, secondo lui era quello in cui l'autore "si liberava da ogni forma di riproduzione dell'oggetto, o lo dematerializzava grazie a variazioni del processo fotografico, o lo astraeva dal punto di vista visivo fino a trasformarlo in... un elemento che faceva parte della composizione".
Gli anni considerati sono quelli dell'Action Painting e dell'Informale e i risultati che alcuni autori ottengono con la fotografia mostrano, infatti, delle affinità con queste forme d'arte.
Qualcosa di simile avverrà anche negli anni '70. I fotografi, infatti, al pari degli altri artisti, cominceranno a prendere coscienza dei propri codici e a portare avanti analisi di tipo riflessivo e concettuale.
Con l'avvento delle nuove tecnologie il rapporto realtà-immagine è diventato ancora più complesso. Ma non sempre è così. Anche se le possibilità offerte dall'elaborazione digitale delle immagini sono così tante che i fotografi potrebbero sbizzarrirsi nella creazione delle più svariate tipologie di opere, molte volte, infatti, preferiscono non utilizzarle. Una situazione che è lo specchio dei tempi in cui viviamo. Oggi, infatti, non ci sono più criteri o poetiche omogenee e ogni artista, sia esso pittore, fotografo, scultore o quant'altro si sente libero di fare quello che vuole, compreso il passare da una tecnica all'altra o mischiare i generi. Quello che è certo è che nessuno ormai può più permettersi di dire che la fotografia non ha statuto artistico.
Le strade che gli artisti hanno imboccato per dar vita a quelle che abbiamo definito "fotografie astratte" sono davvero tante. La necessità di fare un po' d'ordine ha spinto quindi Roberta Valtorta e Arianna Bianchi, che hanno curato la mostra allestita a Villa Ghirlanda, a raggrupparle in due diversi filoni di ricerca. L'esposizione si presenta così suddivisa in due sezioni principali. La prima, che cerca di indagare le possibilità espressive del mezzo fotografico, lavorando sui fotogrammi e sulla pellicola (Luigi Veronesi, Pierre Cordier, Silvio Wolf), sull'associazione di diversi materiali e tecniche (Paolo Gioli, Nino Migliori, Olivo Barbieri), sulle distorsioni e i fenomeni ottici (Franco Grignani), sui movimenti della camera (Paolo Monti), sulla elaborazione digitale (Jean-louis Garnell). La seconda, che utilizza la tecnica tradizionale, ma guarda ad aspetti della realtà che sono di per se stessi astratti, come i segni presenti sui muri (Aaron Siskind), sulle rocce (Paolo Monti) o sui campi coltivati (Mario Giacomelli), oppure i dettagli degli oggetti (Roberto Masotti).
La rassegna è accompagnata da un bel catalogo, edito da Marsilio. Sono inoltre possibili visite guidate e attività didattiche, alcune delle quali gratuite.