Mostre di arte moderna e contemporanea
Gabriele Basilico. "Milano ritratti di fabbriche 1978-1980" - "Mosca verticale 2007-2008"
22 ottobre 2009 - 28 febbraio 2010
Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto/Piazza Oberdan, Milano
Tel. 02-77406300
Orari: 10-19, mar e gio 10-22, lunedì chiuso
Il Consolato Generale dell'URSS è presente a Milano dal 6 novembre 1979 e, da allora, ha realizzato numerose iniziative culturali e sociali.
Da qualche anno ha cambiato nome per rispecchiare i mutamenti politici dello Stato, ma non ha smesso di produrre manifestazioni di rilievo, come dimostra questa bella mostra su Gabriele Basilico, uno dei più importanti fotografi italiani, che, assieme a Umberto Zanetti, tra il 2007 e il 2008, ha portato avanti un progetto di ricognizione della città di Mosca documentando la trasformazione del panorama urbano.
La rassegna, che ha lo scopo di ricordare i 30 anni di lavoro dell'istituzione russa, ha offerto lo spunto per ripercorrere anche la storia di Basilico, che, alla fine degli anni '70, ha realizzato uno dei suoi primi, importanti, servizi fotografici, dedicato, tra l'altro, proprio a Milano. È nata così una mostra particolare, che mette a confronto due città e due culture diverse, due diversi momenti storici e due modi di fotografare.
Le immagini che fanno parte di Milano ritratti di fabbriche risalgono al 1979-1980 e rappresentano il primo tentativo che Basilico ha fatto per cercare di delineare l'identità di una città. Milano è stata quindi la palestra dove ha esercitato lo sguardo e dove ha maturato quell'esperienza che, in seguito, avrebbe utilizzato con successo in giro per il mondo. Nel corso della sua carriera, infatti, questo grande fotografo, che è anche architetto, ha ricevuto diversi premi e ha pubblicato molti libri, che documentano le modificazioni dei contesti urbani.
Il ritratto che Basilico fa di Milano è ancora quello di una città operaia, ma nella solitudine di quegli edifici industriali e di quelle vie, che la gente sembra aver ormai abbandonato, si può già intuire il passaggio a un'economia diversa, più legata al terziario che alla realtà delle fabbriche.
Le foto, realizzate in bianco e nero e profondamente contrastate, si concentrano, infatti, sulle architetture trasformando quei luoghi reali in simboli, elementi astratti e concettuali.
Dietro a queste scelte stilistiche si avverte la lezione dei fotografi della Farm Security Administration e, soprattutto, la conoscenza dell'opera di Bernd e Hilla Becher, anche se, a ben vedere, il lavoro di Basilico appare sicuramente meno schematico e ripetitivo, più morbido e, per certi versi, ancora narrativo. Permangono, infatti, ancora delle piccole variazioni, che riguardano l'inquadratura o il punto di vista e fanno capire come il suo approccio non sia soltanto di tipo intellettuale, ma anche emotivo.
La cosa più importante per lui, infatti, non è scattare una foto, ma esplorare e osservare. Per questo, si muove su tempi lunghi e ama tornare più volte nello stesso posto. Solo così, infatti, riesce a conoscerlo a fondo e a individuare la sua vera natura, che non è fatta soltanto di edifici storici e di pregio, ma anche di luoghi mediocri o banali, che costituiscono le strutture forti delle società e meritano quindi rispetto e attenzione.
I "ritratti di fabbriche" hanno segnato l'inizio della carriera fotografica di Basilico, ma non hanno rappresentato certo il suo ultimo progetto su Milano. A questa, che è la sua città, ha dedicato, infatti, più di un servizio indagandola nelle sue parti storiche, nei suoi cantieri, nelle architetture della nuova economia, nelle sue criticità. Non sono mancati inoltre lavori di confronto con altre città europee, che gli hanno permesso di identificare ancora più chiaramente quella che è l'identità e l'essenza del capoluogo lombardo.
Anche nel caso di Mosca verticale, Basilico ha deciso di raccontare il cambiamento del contesto urbano partendo da alcuni elementi simbolici.
La sua scelta è caduta sulle 7 torri staliniane, che il regime ha cominciato a costruire nel 1948 per trasformare la capitale sovietica in un monumento al socialismo da mostrare con orgoglio al mondo. Anche se da allora la città è cambiata profondamente, e sono stati costruiti edifici molto più alti, la loro presenza risulta, infatti, ancora molto forte e marca profondamente il territorio.
Basilico ha deciso di riprenderle in due modi diversi utilizzando, a seconda delle soluzioni, il bianco e nero o il colore.
Nel primo caso, ci troviamo di fronte a una visione dal basso, più o meno ravvicinata, e la città sembra ancora quella del passato, silenziosa, vuota e monumentale. Nel secondo caso, invece, le immagini, che sono a colori, delineano il ritratto di una Mosca caotica, invasa dal traffico e dai cantieri. Le fotografie, inoltre, sono prese dall'alto e quasi sempre con inquadrature distorte. Basilico ha cercato, infatti, di trasmettere l'idea della vertigine e dello spaesamento che provano coloro che si trovano di fronte a questi interventi radicali, che stanno completamente trasformando il panorama urbano e la vita degli abitanti. Anche se se ne parla poco, Mosca, oggi, è, infatti, sicuramente uno dei più straordinari laboratori architettonici del mondo e il disegno della città e delle sue stratificazioni, che Basilico ha fissato nelle sue riprese "a volo d'uccello" tra poco non sarà più lo stesso.
Nonostante le differenze stilistiche, dettate dal contesto e dall'evoluzione del percorso artistico di Basilico, questi due servizi hanno comunque qualcosa in comune, che è il fatto di far risaltare momenti irripetibili e particolari, di passaggio e trasformazione del panorama urbano. Oggi, infatti, le città stanno cambiando a un ritmo così frenetico che è difficile fissare qualcosa e trovarlo identico poco tempo dopo. Le fotografie di Basilico diventano allora uno strumento di documentazione e indagine straordinario, che ci consente di ricordare un passato recente e un'identità che è sempre più fluida e mutevole. Uniscono quindi alla bellezza estetica e formale un valore antropologico e sociale, che non va assolutamente sottovalutato e che può aiutare a progettare il futuro.
La mostra, curata da Roberta Valtorta, direttore scientifico del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, è arricchita da una selezione di libri di Basilico e da alcuni video, che ne ripercorrono la vita e il lavoro. Sono previsti inoltre laboratori didattici, visite guidate e due incontri col pubblico, di cui però non si conosce ancora la data.