Mostre di arte moderna e contemporanea

Espressioni di Gio Ponti

6 maggio – 4 settembre 2011

Triennale
Viale Alemagna 6, Milano
Tel. 02-724341
Info: 10:30-20:30, gio-ven 10:30-23, lunedì chiuso

Quella dedicata a Gio Ponti (1891-1979) avrebbe dovuto essere la prima grande mostra della nuova sede della Triennale di New York, che non ha mai aperto per mancanza di fondi. Si è deciso allora di proporla qui e di allargare lo sguardo alla realtà milanese, dove questo grande protagonista del design e dell'architettura internazionale ha vissuto e operato.

Germano Celant, che è il curatore di questa rassegna, realizzata in collaborazione con i Ponti Archives e gli eredi dell'architetto, che hanno messo a disposizione buona parte delle opere e dei materiali, tra cui un'ampia mole di documenti, non ha nascosto il fatto che si è trattato di un compito decisamente interessante, ricco di stimoli e scoperte, ma anche molto impegnativo. Non bisogna, infatti, dimenticare che Ponti era un personaggio eclettico, pieno di interessi, e questa sua natura eterogenea si ritrova anche nelle sue carte, che sono una vera miniera di idee e informazioni, ma rischiano di far perdere il filo del discorso e richiedono quindi un grande lavoro di sintesi e selezione da parte di chi le studia.

Il percorso espositivo, che cerca, per quanto possibile, di rendere conto delle diverse anime di Ponti, che è stato architetto, designer, ideatore di importanti riviste come "Domus" e "Stile", teorico e critico dell'architettura, direttore artistico di alcune edizioni della Triennale, professore universitario, e anche pittore, è introdotto da una grande installazione di sedie, che ricorda alcuni pezzi forti della sua produzione, tra cui la mitica Superleggera (1957), ed è diviso in due grandi ambienti: il primo, dedicato alla produzione ceramica, ai vasi, agli argenti, ai soprammobili, all'arredamento di case e navi da crociera, ai progetti architettonici che Ponti ha realizzato in giro per il mondo (Auditorium del Time & Life Building di New York, Denver Art Museum, Villa Planchart a Caracas, Chiesa della Gran Madre di Dio di Taranto); il secondo, dedicato specificamente alla realtà milanese, che si può riconoscere attraverso maquettes, disegni, filmati e una grande mappa, dove sono segnati gli edifici che Ponti ha progettato in città (Casa di Via Randaccio, Casa Rasini, Torre Littoria, Casa di Via Dezza 49, Palazzi di Piazza San Babila, Palazzi della Edison, Chiesa di San Carlo Borromeo, Grattacielo Pirelli ecc.). Ed è sempre qui, in quest'area, che è stato ricostruito lo studio dell'architetto, dove sono esposti, ora come allora, oggetti e dipinti di altri importanti protagonisti del '900 italiano, tra cui Campigli, che, nel 1934, ha ritratto la famiglia Ponti.
Non è questa comunque l'unica sorpresa di questa mostra, all'interno della quale vengono proposti anche un pavimento-scultura in ceramica, realizzato a mano dalla Cooperativa Ceramica d'Imola, che riprende un disegno di Ponti del 1976, destinato agli uffici del "Salzburger Nachrichten" e potrebbe trovare una collocazione definitiva all'interno della Triennale, e un'interpretazione allestitiva della Finestra arredata, che l'architetto milanese aveva progettato negli anni '50 per le sue esposizioni di mobili e oggetti.

La rassegna, che si può visitare dall'inizio alla fine o girovagando qua e là tra gli oggetti e i disegni, che parlano da soli, è accompagnata da ben due libri: il catalogo della mostra, curato da Celant, che rende conto della multiforme personalità di questo architetto, capace di progettare di tutto, "dal cucchiaio alla città", e una ristampa anastatica della rivista "Aria d'Italia", che, nel 1954, ha dedicato un numero a Ponti. È stata prevista inoltre la possibilità di partecipare, fino esaurimento posti, ad alcune visite guidate alla scoperta degli edifici milanesi progettati da Ponti, che si tengono al sabato alle ore 10:00 e 15:00.

Alla mostra allestita in Triennale sono abbinate altre due rassegne: quella organizzata all'interno del Grattacielo Pirelli, che è la più importante e rappresentativa architettura milanese di Ponti, oggi monumento nazionale, dove sono ospitati alcuni capolavori della produzione ceramica di questo grande maestro, che è stato direttore artistico della Richard Ginori dal 1923 al 1930, e quella che il Museo Bagatti Valsecchi dedica a Guido Andlovic, un altro grande designer attivo in quegli anni, che lavorava per una manifattura concorrente, la S.C.I. (Società Ceramica Italiana Laveno).

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