Mostre di arte moderna e contemporanea

Fashion. Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condé Nast

17 gennaio - 7 aprile 2013

Fondazione Forma per la Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano
Tel. 02-58118067
Orari: 10-20, gio-ven 10-22, lunedì chiuso

La Fondazione Forma ha deciso di iniziare il nuovo anno nel segno dell'eleganza e della creatività. La prima mostra del 2013 è dedicata, infatti, ai fotografi che hanno lavorato per le Edizioni Condé Nast pubblicando le loro immagini, glamour e patinate, sulle pagine di "Vogue" (acquisita nel 1909) e altre importanti riviste di moda vendute in tutto il mondo.

La rassegna, che ha dell'incredibile data la fama degli autori coinvolti, molti dei quali erano allora alle prime esperienze, è stata curata da Natalie Herschdorfer, che ha dovuto svolgere un lavoro di ricerca e selezione davvero impegnativo. Infatti, gli archivi che ha dovuto consultare, spostandosi tra New York, Parigi, Londra e Milano, sono tra i più completi sull'argomento e, anche se sono molto ben organizzati, contengono circa 8 milioni di immagini databili tra gli inizi del '900 e oggi...

Il percorso espositivo, che ci permette di seguire da vicino l'evoluzione della moda, del gusto e dei costumi nel tempo, è strutturato, più o meno, secondo un criterio cronologico, che ci porta dalle immagini di Steichen, Horst P. Horst, Man Ray, Beaton, alle foto di Lindberg, W. Klein, Mulas, Bailey, Newton, Roversi, Testino, Ritts, Penn ecc., ma la prima sala è dedicata ai video di giovani autori, che hanno scelto un nuovo modo di proporre abiti, accessori e modelli.

La selezione delle opere esposte, che sono circa 200, è stata fatta in modo da mostrare le immagini più rappresentative di ogni fotografo, che non sono necessariamente le più famose. Molte volte, infatti, appartengono agli inizi della carriera di un autore, che Condé Nast ha contribuito a far crescere e conoscere.
Entrare a far parte della redazione non era per nulla facile, ma non lo era neppure andarsene. Lavorare per "Vogue", "Glamour" ecc. era così stimolante che molti professionisti sono rimasti al loro posto per tantissimi anni contribuendo al successo di questo grande gruppo editoriale.

Passando da un'immagine all'altra, si nota lo stile di chi ha realizzato lo scatto, ma anche quello dello staff di professionisti che lo ha aiutato nella realizzazione di ogni servizio. Ogni foto, infatti, era frutto di una vera e propria messa in scena alla quale davano il loro contributo tante persone, che dovevano comunque seguire anche una certa linea editoriale, che era diversa da rivista a rivista e anche nelle differenti versioni nazionali.
Un'altra cosa che si deve tenere presente girando per le sale di Forma è che non si trattava affatto di opere destinate a essere esposte, ma di immagini riservate alla stampa, che dovevano avere determinate caratteristiche. Oggi le consideriamo opere d'arte, e lo sono perché esprimono una grande creatività, ma all'epoca in cui molte di loro furono realizzate si faceva ancora una netta distinzione tra chi faceva fotografia e chi faceva arte.
Nonostante questo, e nonostante il fatto che molti degli autori considerati non avessero un interesse specifico per la moda, i risultati che sono riusciti a ottenere col loro "lavoro di squadra" sono davvero strabilianti e, cosa ancor più importante in questo contesto, sono in grado di restituirci uno ritratto piuttosto fedele ed esaustivo di quella che è stata l'evoluzione della fotografia, di moda e non solo.
In queste immagini si trova il passato, ma anche il futuro. Molte di esse, infatti, hanno una carica innovativa davvero straordinaria e non hanno nulla da invidiare alle immagini dei fotografi di oggi, per i quali molti di questi autori restano un esempio da seguire e cercare di superare.

La mostra, che è frutto della collaborazione tra Forma e la Foundation for the Exhibition of Photography (FEP), è accompagnata da un bel volume, edito da Contrasto, che contiene, oltre al saggio della curatrice e alla prefazione di Todd Brandow, fondatore della FEP, gli scritti di Sylvie Lécailler e Olivier Saillard e un'intervista di Franca Sozzani, che dal 1988 è la direttrice di "Vogue Italia".

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