Glossario: termini dell'arte moderna e contemporanea
Installazione
Tipologia di opera d'arte, costituita dalla combinazione diversi elementi, organizzati in una struttura complessa, che implica talora trasformazioni (movimento, suoni, video) e che occupa lo spazio in misura notevole, costringendo l'osservatore a una forma di interazione.
Gli elementi costituenti possono essere estremamente vari: oggetti prelevati in natura (pietre, legni, piante), animali imbalsamati, materiali costruttivi o industriali (assi, mattoni, travi, vetro, ecc.), oggetti di recupero, mobili, cartelli, oggetti di uso comune (materassi, stoviglie, soprammobili, teli, ecc.), macchine, monitor, televisioni, tubi al neon, impianti di luci, ecc. In genere, conservano le loro caratteristiche originarie, in modo da conferire all'opera l'apporto evocativo legato alla loro normale funzione.
La struttura risultante può assumere proporzioni anche considerevoli. La sua forma può essere riconoscibile, cioè rimandare in qualche modo a entità reali, oppure essere del tutto nuova e irriconoscibile.
Le trasformazioni che avvengono nel suo ambito possono essere di genere vario. Vi possono essere parti in movimento o giochi di luci. Oppure può emettere suoni, musica, registrazioni sonore tratte da vari contesti. Oppure può contenere sequenze di immagini, proiezioni video o televisive. Tali trasformazioni comportano l'introduzione di una quarta dimensione, oltre le tre dimensioni spaziali tradizionali: la dimensione "tempo".
L'installazione è, per definizione, tridimensionale. Lo spazio che occupa può corrispondere a un tratto di parete, a una parte del pavimento di una stanza, a una sezione più o meno grande di un luogo all'aperto, come un cortile, una piazza o un parco.
L'interazione da parte dell'osservatore è alquanto variabile. Può essere limitata: ad esempio, l'osservatore si muove attorno alla struttura per scoprirne le varie parti. Oppure, può essere più ampia, quando, ad esempio, l'osservatore è impegnato a seguire la sequenza di una trasformazione, o a intervenire in modo diretto azionare alcuni comandi.
La tridimensionalità dell'"installazione" richiede il confronto con altre tipologie di opere d'arte con caratteristiche similari: scultura, assemblaggio, ambientazione.
Le differenze rispetto a una normale scultura sono notevoli. Prima fra tutte il fatto che gli elementi costitutivi di un'installazione sono in massima parte pre-esistenti. Sono cioè oggetti selezionati dall'artista e combinati in una nuova entità.
Rispetto all'"assemblaggio", l'installazione presenta alcune analogie. Se ne differenzia per la complessità, le dimensioni e il coinvolgimento dello spazio, di gran lunga maggiori. Inoltre, implica un rapporto con l'osservatore nuovo e più attivo.
Rispetto alle "ambientazioni" (Environments), la differenza riguarda soprattutto le dimensioni e il grado di coinvolgimento del luogo in cui si trova l'opera. L'"installazione" occupa il luogo (stanza, corridoio, cortile, ecc.) solo in modo parziale, per cui l'osservatore ne rimane sostanzialmente esterno. L'"ambientazioni" lo riguarda in modo totale, trasformandolo e constringendo l'osservatore a viverlo dal suo interno.
L'installazione ha avuto il suo momento di gloria a partire dal dopoguerra, ma i primi esempi si possono trovare già tra le due guerre.
È il caso del Merzbau di Kurt Schwitters, costruzione di elementi aggiunti dall'artista poco alla volta, come una sorta di diario casuale. Oppure, il caso dell'Kabinett der Abstrakten (gabinetto degli astrattisti), installazione con elementi architettonici e opere astratte, realizzato dall'artista russo El Lissitzky nel Museo Provinciale di Hannover nel 1927.
Nel dopoguerra le installazioni hanno trovato diffusione nell'ambito della Pop Art, del Nouveau Réalisme e della "Junk Art": ad esempio, le opere di Claes Oldenburg, Edward Kienholz e Jean Tinguely. Ma i gli ambiti di maggior successo sono stati l'arte comportamentale, l'arte concettuale e le tendenze da esse derivate: arte processuale, arte ambientale, Land Art, Body Art, arte povera.