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È morto il 21 dicembre 2002 uno dei più noti scultori italiani, Giò Pomodoro.
Nato a Orciano di Pesaro nel 1930, si era trasferito a Milano nel 1950 con la madre, la sorella e il fratello Arnaldo, destinato anche lui a un grande avvenire come scultore.
Seguendo una tradizione del passato, Giò Pomodoro inizia a lavorare come orafo, poi si dedica all'arte. Col fratello Arnaldo e G. Perfetti, dà vita al "Gruppo delle Tre P", attivo nei campi dell'oreficeria, della scenografia e della decorazione.
La Galleria del Naviglio di Milano e la Galleria Cavallino di Venezia sono le prime a dargli fiducia e ad esporre le sue opere. Nel 1956 Pomodoro partecipa alla Biennale, dove espone una serie di argenti fusi su osso di seppia, che dedica a Ezra Pound. L'anno successivo è coinvolto nella mostra "Arte nucleare" alla galleria San Fedele di Milano. Entra a far parte del gruppo Continuità.
Il suo percorso artistico si arricchisce di nuove soluzioni formali. Abbandona a poco a poco l'automatismo gestuale di matrice informale per una ricerca più organizzata e razionale dei segni.
Nel 1959 partecipa a Documenta II a Kassel ed espone una Vela alla Tate Gallery di Londra. È presente anche alla Biennale giovani di Parigi, dove vince il primo premio per la scultura insieme ad Anthony Caro.
Gli anni '60 lo vedono impegnato in nuove ricerche. Alle "Superfici in tensione" si accostano i "Radiali" e gli studi sulle strutture portanti. Le sue sculture sembrano muoversi seguendo le spinte di un'intima organicità. Espone al Palaix des Beaux-Arts di Bruxelles (1963), a Documenta (1964) e alla Galleria Malborough di Roma. Seguono le mostre di Copenhagen, New York, Milano, Los Angeles.
A partire dagli anni '70 Pomodoro si dedica alle opere monumentali. Le sue sculture cercano un dialogo con l'ambiente, per lo più urbano, e si caricano di valori memoriali e di riferimenti al mito. Allo stesso tempo, le forme si fanno più definite e geometrizzanti, seguono percorsi strutturali e architettonici.
In quest'ottica, Pomodoro coordina il progetto collettivo della piazza Gramsci di Ales (1977) e realizza numerose altre opere: la piazza-fontana di Francoforte (Teatro del Sole-21 giugno, Solstizio d'Estate, 1979-1983), dedicata a Goethe, il Ponte dei Martiri-Omaggio alla resistenza di Ravenna (1980), la Spirale dell'aeroporto della Malpensa, Sole-Luna-Albero a Monza (1986).
Continua anche l'attività espositiva. Oltre a partecipare alla Biennale di Venezia del 1984, Pomodoro espone a Palazzo Lanfranchi a Pisa e alla Rotonda della Besana di Milano (1989). Allo stesso anno risale Sole Aerospazio, la grande scultura che l'artista realizza per la città di Torino.
Gli anni '90 sono particolarmente impegnativi. Nel 1991 Pomodoro porta a termine una delle sue opere di maggior scala, il Luogo dei Quattro Punti Cardinali, nel parco di Taino. Nel 1993 è a Tel Aviv, dove esegue la Scala Solare-Omaggio a Keplero.
Nel 1996 espone a Firenze, a Palazzo Vecchio. L'anno successivo realizza per il capoluogo toscano il grande Sole per Galileo Galilei.
Gli anni successivi lo vedono protagonista di altre mostre importanti. Espone a Padova, Aosta, Bergamo, in Belgio, e alla VII Biennale Internazionale del Cairo.
L'ultima grande mostra risale all'aprile scorso, quando Pomodoro ha presentato alla Galleria Marconi di Milano i lavori degli anni '90, ispirati al "sole". Un tema che, come quello della "vela" è spesso presente nella sua produzione artistica in quanto emblema di energia e di vita.
Lo scorso maggio l'artista si era recato in Sardegna, dove aveva in programma di realizzare una scultura.
Considerato universalmente un grande artista, Giò Pomodoro ha coronato la sua carriera con il Contemporary Sculpture Award, ricevuto quest'anno a New York.
Le sue opere sono presenti in spazi pubblici e in importanti collezioni internazionali, pubbliche e private: l'Hirshorn Museum and Sculpture Garden di Washington, la raccolta Nelson Rockfeller di New York, il Kunstmuseum di Wüppertal, la Galleria d'Arte Moderna di Torino, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. |