News. Notizie, avvenimenti e curiosità nel mondo dell'arte moderna e contemporanea

Pietro Consagra non c'è più. Resta la bellezza delle sue opere

A due mesi dalla scomparsa di Piero Dorazio, se n'è andato un altro dei protagonisti di "Forma 1". Parliamo dello scultore Pietro Consagra, morto a Milano il 16 luglio scorso all'età di 85 anni.

Nativo di Mazara del Vallo, Consagra studia all'Accademia di Belle Arti di Palermo, ma nel 1944, privo di mezzi e pieno di sogni, si trasferisce a Roma.
Non sapendo come tirare avanti, contatta un suo conterraneo ormai famoso, Renato Guttuso, che gli mette a disposizione uno stanzino del suo studio.
È proprio lì, in Via Margutta, nella tana di uno dei principali sostenitori del realismo in pittura, che nel 1947 nasce il primo gruppo astratto italiano di matrice non geometrica: "Forma 1". Ne fanno parte Accardi, Turcato, Sanfilippo, Attardi, Maugeri.
Galeotto è il loro viaggio a Parigi e l'incontro con le opere di Brancusi, Laurens, Hartung, Pevsner. Altri riferimenti importanti sono Picasso e Tatlin.

Fare astrazione in quegli anni non è per niente facile e le opere di Consagra non vengono accettate alla Biennale di Venezia del 1948. Grazie al gallerista Sandri riusce comunque a esporre in città le sue sculture filiformi, i Totem.
I tempi cambiano, i politici e l'arte anche. Bastano pochi anni e non solo la Biennale lo invita ad esporre alle edizioni del 1954 e del 1956, quando presenta i Colloqui, ma nel 1960 gli consegna addirittura il Premio internazionale della scultura. Appartengono a questo periodo le sculture frontali, un'operazione di democratizzazione dell'arte. L'opera perde la sua posizione gerarchica e si sposta verso le pareti. Entra in contatto diretto con lo spettatore.

Nella prima metà degli anni '60 Consagra è impegnato nella realizzazione dei Piani sospesi e dei Ferri trasparenti.
Nel 1967 è invitato a tenere un corso alla School of Art di Minneapolis e si trasferisce negli Stati Uniti dove partecipa alla mostra "Sculpture from XX Century", organizzata dal Solomon R. Guggenheim Museum of Art di New York.
Nascono in questo periodo le Sottilissime, in acciaio inox. A questi lavori si contrappongono le Città frontali, che hanno grande spessore e vengono realizzate su scala urbana. Rappresentano un'opera di denuncia nei confronti dell'architettura contemporanea, poco attenta all'estetica dei centri abitati. Nelle sue sculture entra anche il colore, quello dei materiali, il granito, l'onice, il basalto. Crea anche ambienti e gruppi scultorei. Ne è un esempio Trama, esposta alla Biennale di Venezia del 1972.
Pochi anni più tardi concepisce le sculture bifrontali, lavorate cioè su entrambi i lati. Si ispirano al mito romano di Giano bifronte, il Dio che custodisce le porte delle case e delle città.
Nel '90 Consagra si dedica con impegno proprio alle "porte", di cui sono esempi La porta del Cremlino (1990-92) e la Porta di Brera (1990). Poi torna al discorso delle città frontali.

Oltre che pittore e scultore, Consagra è stato anche saggista e poeta. Tra i suoi scritti più noti, ricordiamo Necessità della scultura (1952), che rappresenta una risposta polemica nei confronti di La scultura lingua morta di Arturo Martini, La città frontale (1969), dove parla della sua poetica, Vita mia, in cui ripercorre in senso critico la storia dell'arte recente e il suo percorso creativo.

Consagra ha chiesto di essere sepolto a Gibellina, la cittadina distrutta dal terremoto del 1968, che ha trovato nuova vita nell'arte. Qui si trovano anche alcune sue opere, Stella di Gibellina (1982) e Meeting, un edificio frontale realizzato nel 1984.
Le sue sculture sono esposte in molti musei e anche in spazi pubblici all'aperto. Per fare qualche esempio, ricordiamo Via Mercanti a Milano, Largo Santa Susanna a Roma.

Affascinato come Dostoevskij dalla bellezza, le riconosceva un potere fortissimo, la capacità di salvare il mondo.


Termini di utilizzo    –    Privacy    –    Contatti
©  2000-2006  Artdream S.r.l.


Cerca il tuo hotel con la convenienza e l'affidabilità del servizio di Bookings.