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La UE impone il "droit de suit" agli Stati aderenti
Il "droit de suit" (diritto di seguito) prevede, in caso di vendita di un'opera d'arte in asta o tramite intermediari, una maggiorazione del prezzo per compensare gli artisti o i loro eredi dell'incremento di valore che l'opera ha registrato col passar del tempo.
In Italia è previsto dalla Legge 633/1941 sul diritto d'autore, ma non è mai stato applicato perché manca il regolamento di attuazione.
In ambito europeo ci sono Paesi che applicano il "droit de suit" e altri che non ne vogliono sapere perché ritengono che potrebbe avere un impatto deprimente sul mercato e favorire Paesi dove non è mai stato introdotto.
L'origine del "droit de suit" risale al 1920. A creare questo diritto fu la Francia, che lo introdusse per ovviare a una forma particolare di ingiustizia. Sembrava infatti assurdo che i quadri di Jean-François Millet valessero una fortuna e i familiari dell'artista, morto da tempo, vivessero in condizioni di grande povertà. Da allora ogni artista e i suoi eredi hanno il diritto di percepire una quota del maggior valore che un'opera realizza a ogni vendita successiva alla prima.
Oltre che in Francia il "droit de suit" è applicato in Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Svezia. Ma i criteri non sono sempre gli stessi.
La Direttiva CE 84/2001, emanata per omogeneizzare questo diritto all'interno dei diversi Stati, è rimasta per anni lettera morta, ma è stata riproposta nella Comunitaria del 2004, che ha stabilito l'applicazione del "droit de suit" in tutti gli Stati membri entro 18 mesi dall'entrata in vigore della Legge, ossia dal 1 gennaio 2006.
Una proroga al 1 gennaio 2010, e in casi eccezionali al 2012, è concessa a quegli Stati che al 13 ottobre 2001 non applicavano ancora il diritto di seguito, ma vale soltanto nei confronti degli eredi.
Cosa cambia con l'introduzione del "droit de suit"?
Gli artisti hanno diritto di percepire una quota del maggior valore che le loro opere realizzano a ogni vendita successiva alla prima quando la transazione è effettuata tramite professionisti del mercato dell'arte.
Una disposizione particolare è prevista per le gallerie d'arte che comprano le opere direttamente dall'autore. In questo caso, è facoltà dei singoli Stati decidere se applicare o meno il diritto di seguito per le vendite effettuate entro 3 anni dall'acquisto che non superino i 10.000 Euro.
Il diritto di seguito si estende anche agli eredi, ma dura solo fino a 70 anni dalla morte degli autori.
Nulla cambia per gli scambi tra privati, per quelli effettuati da musei senza scopo di lucro aperti al pubblico, per le vendite inferiori a 3.000 Euro.
I compensi variano secondo il valore dell'opera e vengono calcolati sul prezzo di vendita al netto delle tasse. Più il prezzo cresce, minore è la percentuale. Esiste comunque un importo massimo che è pari a 12.500 Euro.
Le percentuali sono le seguenti:
4% per opere fino a 50.000 Euro
3% da 50.000,01 a 200.000 Euro
1% da 200.000,01 a 350.000 Euro
0,50% da 350.000,01 a 500.000 Euro
0,25% per opere superiori a 500.000 Euro.
Il "droit de suit" segue il principio di reciprocità. Spetta anche agli artisti cittadini di altri Stati che riconoscono questo diritto agli artisti europei.
La Direttiva CE 84/2001 indica espressamente le opere alle quali si applica il "droit de suit". Sono "gli originali delle opere delle arti figurative, come i quadri, i collages, i dipinti, i disegni, le incisioni, le stampe, le litografie, le sculture, gli arazzi, le ceramiche, le opere in vetro e le fotografie, purché si tratti di creazioni eseguite dall'artista stesso o di esemplari considerati come opere d'arte e originali".
Agli originali sono equiparate "le copie di opere d'arte, prodotte in numero limitato dall'artista stesso o sotto la sua autorità. Tali copie sono abitualmente numerate, firmate o altrimenti debitamente autorizzate dall'artista".
Come curiosità segnaliamo che, secondo una ricerca effettuata da Kusin & Company Art Economics per conto di Tefaf Maastricht, i maggiori beneficiari del diritto di seguito, nei Paesi UE dove è applicato, sono stati finora gli eredi e non gli artisti. E la variazione percentuale non è di poco conto. Nel 2003, infatti, gli eredi hanno ricevuto l'81% dei profitti e gli artisti soltanto il 19%.
Un risultato che sembra confermare il mito dell'"artista incompreso", riconosciuto come tale soltanto dopo la morte.
Qualcosa potrebbe cambiare nel prossimo futuro, date le "quotazioni" esponenziali degli artisti strettamente contemporanei.