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Torino ha una nuova fondazione, quella dedicata a Mario Merz

Fondazione Merz
Via Limone 24, Torino
Tel. 011-19719437
Orari: mar-dom 11-19, gio 11-22, lunedì chiuso

Il 29 aprile prossimo Torino sarà lo scenario di un evento molto importante per la città e per il mondo dell'arte: l'apertura della sede della Fondazione Merz, costituita nel 1999.

L'istituzione, presieduta e diretta da Beatrice Merz, figlia dell'artista, ha come scopo principale la conservazione, tutela ed esposizione del fondo di opere di Mario Merz, scomparso nel 2003.
Un altro compito fondamentale è quello di sostenere lo studio, la ricerca e la promozione di iniziative legate all'arte e alla cultura contemporanee.
Per operare al meglio, la Fondazione si avvale di un comitato scientifico di prim'ordine, di cui fanno parte Vicente Todolì, direttore della Tate Modern di Londra, Dieter Schwarz, direttore del Kunstmuseum di Winterthur, Richard Flood, direttore del Walker Art Center di Minneapolis.

La Fondazione è ospitata nell'ex centrale termica delle Officine Lancia, un edificio industriale degli anni '30 di proprietà comunale.
Il quartiere è quello di Borgo San Paolo, una zona popolare di Torino, che, negli ultimi anni, è stata oggetto di importanti interventi di riqualificazione urbanistica e culturale. Qui si trova, infatti, anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

L'edificio, articolato su 3 livelli, ha una superficie complessiva di 3.200 mq, di cui 1.250 all'aperto (giardino e terrazza) e 1.400 destinati ad area espositiva.
L'interno è stato ridisegnato in base alle esigenze dell'istituzione e tiene conto di tutte le attività che si propone di portare avanti.
Accanto agli spazi per la collezione permanente e le mostre temporanee, sono previsti una biblioteca, un centro studi, un bookshop e la caffetteria, che saranno aperti al pubblico a fine anno.
Il progetto di ristrutturazione, affidato a Giovanni Fassiano e Cesare Roluti, è stato finanziato da enti pubblici (Città di Torino, Regione Piemonte) e privati.

L'inaugurazione degli spazi sarà accompagnata dalla prima di una serie di retrospettive dedicate a Mario Merz, già ricordato quest'anno con due mostre contemporanee alla GAM di Torino e al Castello di Rivoli.

L'esposizione, aperta al pubblico dal 30 aprile, comprende più di 30 opere, tra cui installazioni, disegni e dipinti.
Sono stati selezionati per la loro eccezionalità, senza nessun criterio cronologico. Un modo di operare che rispecchia il pensiero di Mario Merz. L'artista, infatti, aveva una concezione del tempo vicina alla mentalità orientale per cui ciò che è passato non si perde, ma fa parte di un ciclo continuo, uguale e diverso al tempo stesso.
Rispondendo a un'altro interesse di Merz, quello della relazione tra spazio e tempo, le opere dialogano tra loro e con gli spazi dell'istituzione, immergendo lo spettatore nell'universo poetico dell'artista. Un mondo popolato di animali selvaggi come il rinoceronte, il coccodrillo e il gufo, ma anche di strutture come igloo e tavoli, legati all'idea di casa, rifugio, ambiente.
Un ambiente che per Merz non è chiuso in se stesso, ma aperto al confronto con gli altri. Il "tavolo", è, infatti, per lui il luogo dello spazio sociale, dell'incontro tra persone e cose.

A questo pensiero si ricollega tutta l'attività della Fondazione, che vuole proporsi come uno spazio aperto alla collaborazione e allo scambio tra diverse istituzioni sia dal punto di vista espositivo che sul versante della ricerca.
Alle esposizioni delle opere di Merz, che fanno parte della collezione della Fondazione, si alterneranno quelle provenienti da altre prestigiose raccolte internazionali e mostre di altri artisti.
Molto sviluppata sarà anche l'attività di ricerca e approfondimento sull'arte, svolta dal Centro studi interno e attraverso pubblicazioni.
A questa azione si accompagneranno inziative interdisciplinari di carattere didattico e formativo (workshop, eventi, conferenze), volte a promuovere la crescita civile e culturale della società.

La mostra inaugurale è accompagnata da un catalogo edito dalla Fondazione Merz e curato da Pier Giovanni Castagnoli, Ida Gianelli e Beatrice Merz. Molti i contributi di altri autori.

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