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Apre a Milano il museo del design italiano

Triennale Design Museum
Viale Alemagna 6, Milano
Tel. 02-724341
Orari: mar-dom 10:30-20:30, lunedì chiuso
www.triennaledesignmuseum.it/

Il 6 dicembre scorso è stato inaugurato a Milano il Triennale Design Museum, che la città attendeva da diversi anni. Era impensabile infatti, che il capoluogo lombardo, così vivace da questo punto di vista da aver inventato il "Salone del Mobile", una delle più importanti manifestazioni del settore, non avesse un'istituzione che valorizzasse la creatività delle imprese e dei designer italiani.
Il nuovo spazio, ricavato all'interno della curva del primo piano del Palazzo dell'Arte, ideato da Giovanni Muzio nei primi anni '30, è stato risistemato da Michele De Lucchi, che è riuscito a sfruttare al massimo i metri quadrati a disposizione.
L'ingresso al museo avviene attraverso un ponte, innovativo, simbolico e reversibile, alla cui progettazione ha contribuito Renzo Piano. Testimonia il legame tra passato e presente, arte e design, ma anche la proiezione in un futuro di sperimentazione, innovazione ed eccellenza che dovrebbe aiutare gli uomini a vivere meglio.

Varcata la soglia, ci si trova davanti a uno spazio tutt'altro che convenzionale, dove dominano l'intuizione, la creatività, la fantasia, la leggerezza.
L'idea di fondo su cui hanno lavorato i promotori di questo centro infatti non era quella di dare vita al tradizionale museo vetrina, ma quello di creare uno spazio dinamico ed emozionale, che raccontasse la storia del design italiano in un modo diverso dal solito invitando il visitatore a riflettere sui temi e i problemi connessi a questa disciplina, che, non bisogna dimenticarlo, è viva e mutevole. E così saranno anche gli allestimenti, affidati di volta in volta a architetti, scenografi e artisti diversi.

I primi a cimentarsi in questo compito sono stati Peter Greenaway e Italo Rota, che hanno progettato l'allestimento della mostra inaugurale, intitolata "Che cos'è il design italiano".
Ad aiutarli in questo compito, tutt'altro che semplice, sono stati il curatore scientifico Andrea Branzi, la direttrice del museo Silvana Annichiarico e alcuni tra i più importanti registi italiani, che hanno realizzato i filmati di accompagnamento alla mostra. Quella che si voleva raccontare infatti era una storia e il cinema, che è uno dei più avvincenti strumenti narrativi che si conoscano, era il più adatto a farlo.

Ad acccogliere il visitatore è Ouverture. Fiato alle trombe! 2000 anni di creatività italiana di Peter Greenaway che, in linea con la tradizione umanistica italiana, ha messo l'uomo e il suo corpo al centro del design partendo dai progetti degli etruschi a oggi. Poi inizia il percorso espositivo, suddiviso in 7 sezioni che raccontano le "ossessioni del design italiano".
Gli oggetti artigianali e quelli del made in Italy, tra cui spiccano la Vespa, la Lambretta, la Moka Bialetti, la Olivetti Lettera 22, i mobili e le lampade di Albini, Castiglioni, J. Colombo, Magistretti, Mendini, Mollino, Munari, Ponti, Sottsass, Viganò, Zanuso ecc, sono affiancati dai video di Mario Martone (Il teatro animista...), Silvio Soldini (I grandi borghesi e la sacralità del lusso...), Davide Ferrario (La dinamicità...), Daniele Luchetti (La democrazia impilabile...), Antonio Capuano (La luce dello spirito...), Pappi Corsicato (Il super-comfort...), Ermanno Olmi (I grandi semplici...), che cercano di riandare alle origini della cultura del progetto per vedere cosa ne è rimasto e se certe tematiche e certi problemi sono ancora vivi e vitali.
Ed è Olmi, affrontando il tema della semplicità, quello che riesce a sottolineare con maggior forza il valore degli oggetti, sia di quelli che usiamo, sia di quelli che hanno perso la loro funzione e ci tengono compagnia in quanto belli a vedersi. Secondo lui, infatti, queste cose, "semplici perché grandi e grandi perché semplici", sono capaci di trasformare le nostre case in musei e, di conseguenza, sono in grado di trasformare anche un museo in una casa per tutti, una casa da abitare e da vivere. Una considerazione che costituisce il miglior augurio che si possa fare a un'istituzione che muove i suoi primi passi.

Il percorso espositivo è completato da un Teatro Agorà, interamente realizzato in legno, dove tecnologia e "magia" convivono in modo spiazzante e, secondo noi, infelice. È il luogo dove si tengono dibattiti, convegni, presentazioni e performance.
Esiste poi un altro spazio, una specie di galleria, dove curatori sempre diversi, approfondiranno temi connessi al mondo del design. Il primo riguarderà L'editoria. Quelli seguenti, già individuati, saranno dedicati a: La legione straniera, I materiali autarchici, Le gallerie d'arte e di design.

Oltre a queste attività, il Triennale Design Museum, che vanta già al suo interno un centro di ricerca e un laboratorio di restauro, svolgerà anche una funzione di raccordo con altre importanti istituzioni del settore (musei di impresa, collezioni pubbliche e private), che presto saranno visibili in rete.

La prossima mostra, prevista per il 2009, sarà dedicata al rapporto tra arte e design.

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