News: notizie di arte moderna e contemporanea
Riflessi della notifica sui prezzi dell'arte italiana
Nonostante la recente débâcle del mercato dell'arte moderna, che ha visto rimanere al palo un paesaggio di Van Gogh, il contemporaneo sembra godere ancora di buona salute, ma i prezzi più alti strappati nelle aste internazionali non riguardano quasi mai gli artisti italiani.
I motivi sono tanti, e, molto spesso, non hanno niente a che fare col valore dei lavori o la bravura dei loro autori.
A fare la differenza sono soprattutto il peso dell'IVA, lo scarso sostegno che le istituzioni dedicano ai nostri artisti, il problema della notifica.
La Legge 1089, promulgata nel 1939 per tutelare gli oggetti di interesse artistico e storico nazionale, dispone infatti che le opere di un autore scomparso che risalgono a più di 50 anni sono soggette a notifica, un provvedimento che impone pesanti vincoli ai proprietari di questi beni.
Una volta che questo atto sia stato preso, infatti, lo Stato ha la possibilità, attraverso le autorità competenti, di intromettersi in questioni come il restauro o l'esportazione delle opere e soprattutto di esercitare, entro 60 giorni dall'avviso di vendita, un diritto di prelazione sulle stesse e decidere di acquisirle per sé a prezzo di mercato.
È evidente che una disposizione di questo tipo, anche se presa nell'interesse generale, non può non avere conseguenze in merito alla commercializzazione e alla libera circolazione delle opere. E infatti rischia di deprimere il mercato di alcuni tra i principali artisti italiani contemporanei, quelli che hanno spuntato finora i prezzi più interessanti nelle aste internazionali. Parliamo ovviamente di Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni e Pino Pascali, che sono in procinto di entrare nell'"area critica" con opere di valore.
Il pericolo più grosso è che i funzionari delle Sovrintendenze, cui spetta decidere se inviare o meno comunicazione al Ministero perché decida sulla notifica, facciano di tutte le erbe un fascio e richiedano il provvedimento per tutti i loro lavori indipendentemente dal fatto che si tratti di opere di effettivo interesse nazionale.
Se questo dovesse accadere, infatti, la vendita di questi beni diventerebbe molto difficile, o comunque meno remunerativa. Pochi collezionisti infatti, e quelli stranieri ancor meno, sarebbero disposti a pagare grandi somme per lavori gravati da vincoli e, soprattutto, dal divieto di esportazione.
Ecco perchè i proprietari di opere che sono a rischio notifica preferiscono conservarle all'estero e, se le hanno in Italia, cercano di non attirare l'attenzione esponendole in mostre e musei.
Così facendo però non permettono al pubblico di ammirarle e neppure agli artisti di far risaltare il loro talento. E questo si ripercuote una volta di più sulla loro fama e sul loro mercato.