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La salita al potere di Hitler nel 1933 significò la messa al bando dell'arte del '900 ed il licenziamento in tronco di tutti coloro che, rivestendo incarichi pubblici, l'aveva appoggiata.
Justi fu tra le vittime della prima ora. Venne, infatti, immediatamente sostituito da Eberhard Hanfstaengl, persona espressamente indicata da Hitler.
Sotto la nuova gestione le opere "pericolose" furono ritirate in magazzino e il loro posto venne occupato da tutte le opere dell'800. Cessarono quasi del tutto i nuovi acquisti. Quando il 7 Luglio 1937, al Kronprinzenpalais, si presentò la commissione incaricata di scegliere le opere per la mostra di "arte degenerata" ("Entartete Kunst", 19 Luglio 1937), Hanfstaengl non si fece trovare. Per questo venne pure lui licenziato, e il Kronprinzenpalais definitivamente chiuso.
Nei confronti della Nationalgalerie i commissari usarono una mano particolarmente pesante.
Sequestrarono circa 450 quadri. Di essi, 164 vennero inviati a Monaco. In seguito, alcuni furono venduti alla famosa asta Fischer di Lucerna (1939), altri ceduti sottobanco per trattativa privata, ed i rimanenti distrutti.
Durante la guerra la Nationalgalerie rimase chiusa.
Nel 1945, ciò che rimaneva delle collezioni venne depositato in parte nella Flakturm Friedrichshain, insieme al ricchissimo patrimonio dei musei berlinesi, e in parte nelle miniere di Kaiseroda e Grasleben. Una parte dei tesori della Flakturm Friedrichshain venne distrutta da un incendio scoppiatovi accidentalmente, mentre la parte superstite cadde sotto il controllo dei sovietici. Invece le opere depositate a Kaiseroda furono ritrovate dagli americani e subito trasferite presso lo speciale punto di raccolta istituito a Wiesbaden (Central Art Collecting Point). Quelle rinvenute a Grasleben finirono in un analogo deposito a Celle. |