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Nel 1896 Jordan rassegnò le dimissioni. A subentrargli fu Hugo von Tschudi.
Al momento del suo incarico, Tschudi non aveva grande esperienza di arte moderna. Ma a dispetto di tali premesse, con lui si apre uno dei capitoli più importanti, non solo della storia della galleria, ma di tutta la museologia nel campo dell'arte moderna.
Tschudi era amico Max Liebermann. Attratto dalle aperture internazionali di quest'ultimo, in sua compagnia intraprese svariati viaggi a Parigi, entrando in contatto col lavoro di Edouard Manet e degli artisti impressionisti.
Da quel momento, presentare gli artisti impressionisti a Berlino e acquistare loro opere per la Nationalgalerie divenne uno dei principali obiettivi. Il secondo obiettivo fu la valorizzazione dell'arte tedesca dell'800.
Il rapporto di Tschudi con l'ambiente artistico ufficiale non fu certo idilliaco. L'irriducibile von Werner, in particolare, vedeva nel suo programma una grave minaccia all'enorme potere che si era costruito. Di qui l'aperta ostilità nei suoi confronti.
Per aggirare le limitazioni al suo potere imposte dalle autorità imperiali e gli ostacoli frapposti in tutti i modi dalla Landes-Kunst-Kommission, cercò di conquistare alle sue idee nuovi sostenitori, in gran parte ebrei. Grazie a loro poté acquistare opere che non sarebbero mai passate attraverso il vaglio della commissione imperiale: Manet (Dans la serre, 1879), Monet, Sisley, Renoir, Degas e Cézanne, ma anche di grandi autori tedeschi, come Arnold Böcklin, Anselm Feuerbach, Max Klinger, Wilhelm Leibl, Hans von Marées, Adolph von Menzel, Moritz von Schwindt, Karl Spitzweg.
Tra i successi della gestione di Tschudi spicca la retrospettiva di Adolph von :Menzel (1905). Infatti, oltre a svelare al pubblico berlinese una personalità fondamentale dell'arte tedesca, assicurò alla Nationalgalerie il lascito di opere dello stesso Menzel. Evento culminate fu poi la grande "Jahrhundertausstellung" (1906), la mostra che ebbe il merito di presentare al pubblico l'arte tedesca dal 1785 al 1875.
Nel 1909, la scarsa disponibilità di Tschudi ai compromessi resero insanabile il conflitto con von Werner e con l'autorità ministeriale. Rassegnò, quindi, le dimissioni e fece meta era Monaco, per dirigere la Neue Pinakothek.
Gli subentrò Ludwig Justi. |