Mostre di arte moderna e contemporanea

Da Bacon ai Beatles. Nuove immagini in Europa negli anni del rock

16 novembre 2011 - 12 febbraio 2012

Museo della Permanente
Via Turati 34, Milano
Tel. 02-6551445
Orari: mar-ven 10-13 14:30-18:30, sab-dom 10-18:30, chiuso lunedì, 24, 25, 26, 31 dicembre 2011 e 1 gennaio 2012

Nella seconda metà degli anni '50 fanno la loro comparsa nuovi modi di fare arte e musica, che presentano forti connessioni dal punto di vista emotivo e contenutistico e hanno un impatto straordinario sulle nuove generazioni. Un fenomeno che è destinato ad accentuarsi ulteriormente nel decennio successivo. Per questo, volendo tracciare una panoramica della rivoluzione figurativa, che ha preso il via con i dipinti di Bacon, gli studi di Giacometti e i lavori di altri grandi artisti dell'epoca, che erano il riflesso di una nuova, drammatica, condizione esistenziale, ed è andata avanti, con soluzioni estetiche e stilistiche diverse, fino al 1968, quando si è aperto un nuovo clima sociale, politico e culturale, Chiara Gatti e Michele Tavola, che sono i curatori di questa mostra, hanno pensato di dare vita a una rassegna diversa dal solito, che, come indica il titolo, mescolasse arte e musica. Un risultato che è stato possibile ottenere grazie alle audioguide di Storyville, che permettono ai visitatori di seguire il percorso espositivo ascoltando brani d'epoca, interviste, spezzoni radio e commenti sulle opere esposte, e magari accennare anche qualche passo di danza. Sentendo queste canzoni, infatti, è davvero difficile non lasciarsi andare.

Il percorso espositivo, che propone un nucleo di 70 opere, fra sculture e dipinti, che arrivano da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, e molte fotografie di star del Rock, si apre con l'omaggio a una mostra di forte impatto emotivo, che Peter Selz aveva proposto nel 1959 al MoMA di New York. Intitolata "New Images of Man", si proponeva di indagare il modo in cui gli artisti europei e americani dell'epoca riproducevano la figura umana. Nelle loro opere, che riflettevano lo smarrimento e i turbamenti della prima metà di un secolo che aveva dovuto fronteggiare ben due guerre mondiali, il corpo appariva, infatti, molto diverso da come era stato raffigurato fino ad allora. Era scomposto, eroso, martoriato, frammentato. Veniva usato come simbolo della sconfitta del genere umano.

Alla rassegna americana erano presenti 23 artisti del Nuovo e del Vecchio Continente. In quest'occasione, invece, si è preferito restringere il campo all'Europa. Nella prima sala della Permanente si possono ammirare, infatti, le opere di Jean Dubuffet, Alberto Giacometti, Francis Bacon, Cèsar, i principali esponenti del gruppo CoBrA (Pierre Alechinsky, Karel Appel, Asger Jorn), Eduardo Paolozzi e Fritz Wotruba. Pittori e scultori in bilico tra suggestioni di natura espressionista e soluzioni di tipo informale, coi quali gli artisti che sarebbero venuti dopo avrebbero dovuto fare i conti, sia che volessero seguire la loro strada, sia che volessero opporsi al loro modo di fare arte.

Superata questa prima fase, che funge da introduzione, si entra nel vivo dell'esposizione e della rivoluzione figurativa della seconda metà del XX secolo, che è stata suddivisa in tre filoni, evidenziati dai colori delle pareti. Il rosso vivo indica infatti, una pittura militante e combattiva, che non rinuncia alla denuncia sociale, il grigio intenso un'arte strettamente legata a discorsi esistenziali e drammatici, il grigio chiaro la presenza di linguaggi di matrice pop.

Il primo artista che si impone all'attenzione è Horst Antes, presente con due lavori, uno ancora vicino all'estetica baconiana, l'altro decisamente più moderno e psichedelico, tanto è vero che anticipa di quasi trent'anni la copertina dell'ultimo disco dei Pink Floyd (The division bell).
Queste opere, che, al pari di quelle di Matta, Ceretti, Forgioli, Romagnoni e Vaglieri, sembrano ancora marcate da un forte dramma esistenziale, lasciano posto alle prime espressioni della Pop Art, che nel 1964, col conferimento del Gran Premio per la Pittura a Rauschenberg, ha conquistato anche l'Europa. Ecco allora le opere di Adami, contrassegnate da colori acidi e violenti, e i dipinti di Errò, che di solito stigmatizza la società dei consumi ma, nell'opera esposta, è riuscito a trasformare in chiave pop un'opera di Picasso che racconta il dramma della guerra. Una denuncia che viene fatta propria anche da Baj coi suoi generali di lustrini e bottoni, che sembrano un gruppo rock ma hanno uno sguardo feroce e minaccioso. Non bisogna, infatti, dimenticare che questi sono gli anni della Guerra Fredda e, soprattutto, della Guerra del Vietnam, che sta mietendo davvero molte vittime e offre lo spunto per tantissime opere d'arte, canzoni e pellicole cinematografiche. Basti pensare a Joan Baez, che porta all'Isola di Wight uno dei pezzi più famosi di Gianni Morandi (C'era un ragazzo che come me...), a Jimi Endrix che, al Festival di Woodstock, propone un'inedita versione dell'inno nazionale degli Stati Uniti (The Star Spangled Banner), in cui si sente, in sottofondo, il rumore dei bombardamenti, a William Utermohlen che, in un dipinto di grandi dimensioni, intitolato Old Glory, mostra la bandiera americana dilaniata da frammenti di volti e mani.

Questo lavoro segna il passaggio nella terza sala, dove si trovano diversi autori italiani, quasi tutti passati per la Galleria Marconi. Ci sono Rotella con i suoi manifesti strappati, Schifano con un'opera del 1965 che richiama le serie dedicate ai marchi pubblicitari della Esso e della Coca Cola, Angeli coi suoi simboli imperiali, Ceroli con una delle sue tipiche sculture in legno, Tadini ecc.
Accanto a loro però si trovano anche alcuni tra i principali protagonisti della Pop Art Inglese, che, è bene ricordarlo, ha anticipato quella americana. Qui sono esposti, infatti, l'immagine simbolo di questa mostra, che è la copertina di una delle più famose canzoni dei Beatles, Sgt. Pepper's, che, nel 1968, fece vincere il Grammy a Peter Blake, e una delle opere più emblematiche di quella che veniva definita la "Swingeing London", una serigrafia di Hamilton che mostra il gallerista Robert Fraser e Mick Jagger arrestati per droga.
Con l'arrivo degli anni '70 tutto cambia. I Beatles si sciolgono, muoiono Jimi Endrix, Janis Joplin, Jim Morrison. L'era del Rock e della Pop Art volge al termine. La musica e l'arte resistono, ma prendono nuove strade...

Alla mostra è abbinata un'altra rassegna, dedicata a Graham Sutherland e ai disegni che l'artista ha scattato durante il secondo conflitto mondiale, quando fu incaricato di documentare i bombardamenti tedeschi su Londra.
Entrambe le esposizioni sono accompagnate da un catalogo, pubblicato da Skira

Links ad altre pagine di Artdreamguide correlate