Mostre di arte moderna e contemporanea

Dadamaino (1930-2004)

31 maggio - 29 giugno 2013

Galleria del Gruppo Credito Valtellinese - Refettorio delle Stelline
Corso Magenta 59, Milano
Tel. 02-48008015
Orari: mar-sab 15:30-19. Ingresso libero

La Galleria del Gruppo Credito Valtellinese, che ha sempre proposto mostre molto particolari e di qualità, ha deciso di aprire il suo spazio a una delle più interessanti artiste italiane del dopoguerra, Dadamaino (Edoarda Emilia Maino), una figura fuori dal coro, la cui personalità non è stata ancora messa a fuoco compiutamente.

La rassegna, curata da Flaminio Gualdoni e Stefano Cortina col coordinamento di Susanne Capolongo, offre un'ampia selezione dei lavori realizzati da questa artista tra il 1958 e il 1998, ripercorrendo le tappe salienti di 40 anni di attività e ricerca, in cui, come scrive Gualdoni, c'è tutto, "ragionamento e pulsazione psichica, istinto e intenzione, regola e alea, avvertimento mentale e tensione corporale".

Nata a Milano nel 1930 (anche se lei, con vezzo femminile, preferiva dire nel 1935), Dadamaino decide di dedicarsi all'arte nella seconda metà degli anni '50 in un periodo di grande vivacità culturale, caratterizzato dallo Spazialismo di Lucio Fontana (a cui guarda con grande interesse da quando ha visto le sue opere in un negozio di elettrodomestici in Cordusio), e dallavventura di Azimut, portata avanti da coetanei come Piero Manzoni ed Enrico Castellani, coi quali stringe un rapporto di amicizia e lavoro.
Le sue prime prove, originali e innovative anche se chiaramente ispirate a Fontana per il desiderio di andare oltre la tela, la impongono immediatamente come una delle figure di spicco della sua generazione tanto è vero che le serie dei "Volumi" e quella dei "Volumi a moduli sfasati", dove il gesto appare decisamente più controllato e ripetitivo, vengono esposte alle maggiori mostre europee dell'epoca.

Gli anni successivi la vedono impegnata in opere di ispirazione ottico-cinetica e neocostruttiva (Oggetti ottico-dinamici) che la portano a sperimentare materiali inediti (alluminio, plastica, plexiglass, rodhoid) e ad avvicinarsi al gruppo internazionale Nuova Tendenza, al quale aderiscono anche Mari, il Gruppo N e il Gruppo T.
Gli anni '60 sono caratterizzati dalle ricerche cromatiche, che le permettono di approfondire le ricerche già avviate sulla percezione visiva, e dall'impegno politico e dalla militanza comunista, che, per un certo periodo, assumono uno spazio preponderante nella sua vita.

A partire dagli anni '70, lasciati da parte le Mappe Cromatiche, i Rilievi fluorescenti, le Ricerche del Colore e i Cromorilievi, l'artista torna a occuparsi della superficie e del valore del segno. Sono di questo periodo, gli Inconsci razionali, in cui il tratto diventa via via più flebile e meno organizzato, e due serie come l'"Alfabeto della mente" e "I fatti della vita", che le fanno meritare una sala personale alla Biennale di Venezia del 1980.
In queste opere, dove i segni si susseguono uno dopo l'altro con una similitudine che non è ferrea, ma venata da increspature, tremolii, varianti quasi impercettibili, Dadamaino traspone tutto il rigore di una personalità al tempo stesso fragile e determinata, la cui mano è guidata dalla mente, ma anche dall'inconscio. I fogli in cui annota le sue "lettere", e che, sul retro, nascondono i pensieri e le parole dell'artista, infatti, non registrano altro che le pulsioni del momento e l'ordinarietà del vivere scandendo, con la loro ripetizione, lo scorrere dell'esistenza.

Il passo successivo, sganciato da qualsialsi ordine e andamento, è quello delle Costellazioni, dove l'artista porta all'estrema conseguenza la deidentificazione del segno facendolo diventare pratica automatica, legata al movimento impreventivo della mano. Il risultato è un groviglio di segni "impazziti", inquieti, che sembrano trovare altrove la loro giustificazione, e che, secondo Elena Pontiggia, si devono guardare come si guardano i giardini Zen. Altro non sono, infatti, secondo lei, che pensieri trasformati in segni.

Alla fine degli anni '80 appartengono invece i grandi fogli del Movimento delle cose, di cui la Galleria del Credito Valtellinese propone una versione inedita, un'installazione imponente, che, come le altre della stessa serie, costituisce l'ultima testimonianza di "quell'ordine e quella disciplina" che, secondo Stefano Cortina, "non appartenevano certo alla donna, ma solo e per sempre all'artista".

La mostra, che è stata organizzata in collaborazione con l'Archivio Opera Dadamaino, è accompagnata da due video e da un bel catalogo, che contiene i testi dei curatori e un articolo di Elena Pontiggia, che, nel 1990, ha firmato la prima monografia dell'artista.

Altre opere di Dadamaino si possono vedere all'Associazione Culturale Renzo Cortina di Via Mac Mahon 14, che, fino al 19 luglio, mette a confronto i lavori di questa artista con quelli di altri autori "fuori dal coro", come Marina Apollonio, Marcello Morandini e Jorrit Tornquist.

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