Storia dell'arte: arte del dopoguerra
Tendenze ottiche e cinetiche in Europa: il Gruppo "Zero"
"Zero" è un gruppo artistico di respiro internazionale, formatosi nei primi anni '60 a Düsseldorf, in Germania.
Per le sue caratteristiche può rientrare nell'ambito delle tendenze ottico-cinetiche.
"Zero" nasce dall'insofferenza di alcuni giovani artisti nei confronti dell'appiattimento culturale presente in Europa alla fine degli anni '50.
In essi era viva l'esigenza di aprirsi verso uno "spazio" comunicativo più libero, che permettesse anche nuove modalità espressive. Comune ad essi era l'impiego di nuovi materiali e l'applicazione di nuovi procedimenti artistici, mediati dalla scienza e dalla tecnica.
La grande apertura cui aspiravano veniva da essi concepita come un nuovo inizio dell'attività artistica. E come tale implicava, innanzitutto:
Si tratta, cioé, di una sorta di "inizio da zero", cui allude, appunto, la denominazione "Zero". E in effetti gli artisti parlavano di operare in una "Zero-Zone": uno spazio mentale vuoto e quindi più libero.
Al di là di alcune aspirazioni alquanto utopistiche, la validità di "Zero" risiede soprattutto nella sua nozione di arte allargata.
Arte allargata significa riconsiderare completamente lo spazio artistico, facendovi intervenire al posto dei colori elementi fino ad oggi inusuali, come la luce ed il movimento. E per tutti, significa grande libertà, e quindi svincolamento della creatività.
Gruppo "Zero": le opere e i materiali
Dal punto di vista pratico, il processo di azzeramento messo in atto dagli esponenti di "Zero" si traduce in un allontanamento dal "quadro" e dalla "scultura" tradizionali. Al loro posto, l'artista si serve dei nuovi mezzi espressivi offerti dal progresso scientifico e tecnologico.
Ai colori a olio degli artisti astratto-informali sostituiscono i metalli, la plastica, superfici riflettenti, sorgenti luminose, dispositivi motori, ecc. Con questi strumenti l'artista invade lo spazio, creando quadri-oggetto e assemblaggi, provvisti di proprietà vibranti e/o modulanti.
Per ottenere risultati dinamici gli artisti adoperano diverse soluzioni.
Gruppo "Zero": cenni storici
"Zero" scaturisce dal proposito di alcuni giovani artisti internazionali, esponenti di varie tendenze, di reagire al predominio dell'Informale.
A partire dal 1957, l'atelier dell'artista Otto Piene, a Düsseldorf, diviene il loro principale punto d'incontro.
Prima iniziativa del gruppo è una serie di mostre collettive serali autogestite, che consentono di mettere a confronto varie tendenze artistiche d'avanguardia: le "Abendausstellungen" (mostre serali). Attraverso queste mostre il gruppo nascente entra in contatto anche con esponenti del mondo artistico parigino e milanese.
Fondamentale è la settima mostra, intitolata "Das rote Bild" (24/04/58). Circa quaranta artisti espongono le loro opere, all'insegna della "pulizia del colore" da ogni riferimento informale, gestuale o neo-espressionista. Per l'occasione viene pubblicato il primo numero della rivista "Zero". In esso si invocava la necessità di abbellire il mondo partendo dal nulla, lavorando in una sorta di "Zero-Zone" che liberi la creatività.
Per la maturazione delle idee del gruppo fu di grande stimolo il contatto con alcune personalità emergenti della scena artistica europea.
Klein, in particolare, rappresentava per gli artisti di "Zero" il simbolo di un nuovo idealismo, della capacità dell'uomo di produrre verità spirituali.
Negli anni '60 "Zero" tende a configurarsi come comunità di azione.
Dopo la morte di Klein ('62) e Manzoni ('63), il nucleo centrale risulta costituito da Otto Piene, Heinz Mack e Guenther Uecker. Col tempo si associano a loro artisti e gruppi con indirizzi e obiettivi diversi. Ad esempio: Enrico Castellani, Jean Tinguely, Gotthard Graubner, Daniel Spoerri, Arman, François Morellet, Almir Mavignier, Soto, Paul Bury, Arnulf Rainer.
Sin dai primi anni, gli esponenti di "Zero" partecipano a grandi mostre collettive: "Motion in Vision - Vision in Motion" ad Anversa (1959), "Monochrome Malerei" a Leverkusen (1960), "Bewogen-Beweging" allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1961), Documenta 3 (1964). Ma è alla Galerie Diogenes di Berlino che nel 1963 si inaugura "Zero - der neue Idealismus", evento momento culminante nella vita del movimento.
Spostandosi di mostra in mostra, come una sorta di circo mobile con palloncini e donne in nero, "Zero" si scioglie nel 1966, con una mostra al Kunstmuseum di Bonn.