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Il mercato frena e diventa più selettivo

La crisi economica non ha quasi mai effetti immediati sul mercato dell'arte, ma, se si protrae a lungo, i contraccolpi si fanno sentire anche in questo comparto e allora i prezzi cominciano a subire degli assestamenti e le opere meno interessanti rimangono al palo. A reggere sono soltanto i lavori di qualità di artisti consolidati, che rappresentano una garanzia di tenuta.

Le prime avvisaglie di un cambiamento di rotta si sono avute nel novembre 2007, quando The Fields (Wheat Fields) (1890) di Vincent Van Gogh, in asta da Sotheby's, è stato ritirato perché non ha raggiunto neppure la stima minima. A risollevare gli animi ci hanno pensato però i record di Jeff Koons e di altri autori contemporanei, che hanno fatto tirare a tutti un respiro di sollievo.

L'asta newyorchese di Christie's del 6 maggio scorso ha riportato a galla dubbi e timori. Infatti, se si sono registrati diversi record, come quello di Monet, che ha raggiunto 41,48 milioni di dollari (26.762 mila Euro circa) con Le pont du chemin de fer à Argenteuil del 1873, altre opere di questo autore e di Picasso, Gauguin e Matisse, che per anni sono stati i beniamini del mercato, hanno superato di poco la stima minima o sono rimasti addirittura invenduti.
Maggior successo ha riscosso invece la scultura. Grande femme, debout II (1959-60) di Giacometti ha spuntato infatti 27,48 milioni di dollari (17.729 mila Euro circa), pagati da Gagosian, mentre Eve, grand modèle - version sans rocher (1880) di Rodin circa 18,97 milioni (12.238 mila Euro circa).

Può darsi che la crisi investa soprattutto gli impressionisti, perché non rispecchiano come una volta i gusti dei nuovi collezionisti, formatosi su altri modelli e immagini, ma quasi sicuramente il problema ha una portata più ampia, che si riconnette alla situazione economica mondiale.
I primi a disertare le aste sono stati infatti proprio gli americani, penalizzati dalla debolezza della loro valuta. A comprare sono stati gli europei, favoriti dal cambio, e soprattutto i collezionisti russi e orientali, i nuovi ricchi.
A certi livelli, infatti, l'arte è ancora un fatto di èlite ed è per questo che non si assisterà mai a un vero e proprio crollo dei prezzi. Possedere un'opera costosa e di qualità rappresenta pur sempre uno status symbol e chi vuole far parte della gente che conta, e può permetterselo, è disposto a pagare anche grosse cifre.

Per sapere che aria tira, bisognerà vedere che direzione prenderà il mercato nelle prossime aste, tra cui quella di arte moderna e impressionista che Sotheby's ha in programma per l'8 maggio a New York. Tra i pezzi forti, opere di Léger, Munch e Giacometti.

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