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Quando nel 1929 a New York venne fondato il Museum of Modern Art, la Nationalgalerie di Berlino era antica di oltre cinquant'anni.
Allestita nelle sale del Kronprinzenpalais, la più ricca e completa raccolta al mondo di arte del '900 comprendeva una panoramica unica di capolavori di grandi artisti tedeschi, francesi e russi. Al suo fianco, molti altri musei tedeschi facevano a gara a raccogliere arte espressionista e delle avanguardie di inizio secolo, a cominciare da quelli di Amburgo, Dresda, Essen, Francoforte, Hannover, Mannheim e Wuppertal. Senza dimenticare la Neue Pinakothek di Monaco, quello che può venire considerato il più "antico" museo d'arte moderna della storia.
Purtroppo, di questo miracolo ben poco sarebbe sopravvissuto. Come molti sanno, infatti, tra il 1936 e il 1939 i nazisti attuarono in grande stile l'epurazione della cosiddetta "arte degenerata" (Entartete Kunst) dalle collezioni pubbliche tedesche. In un colpo solo venne cancellato il patrimonio pubblico tedesco di opere d'arte del '900. Fu uno dei più grandi disastri della storia dell'arte. A parte le opere disperse, molte finirono distrutte.
Nel primo dopoguerra una grande volontà di riscatto morale ha però animato il popolo tedesco nella faticosa opera di ricostruzione del paese.
La ricostituzione del tessuto artistico e culturale è entrata di diritto tra gli obiettivi primari. Intrecciandosi con un fortissimo sentimento di rivalsa nei confronti del nazismo, l'opera di ricostituzione delle collezioni museali del '900 si è indirizzata verso la rivalutazione dell'arte "degenerata". Amministratori pubblici, direttori di musei e collezionisti privati ne hanno fatto quasi una sorta di imperativo morale. Con i risicati mezzi economici a disposizioni vennero acquistatate opere soprattutto di artisti tedeschi, o che a lungo lavorarono in Germania, badando anche ai collegamenti con altri movimenti stranieri. È chiaro che non tutte le ferite prodotte dal triste capitolo "Entartete Kunst" possono essere state risanate. |
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Tra i musei odierni, alcuni affiancano arte antica e arte moderna. Altri si occupano di arte dall'800 ad oggi. Altri ancora (pochi per la verità) si occupano solo dell'800.
A differenza dei nuclei di opere novecentesche, la follia nazista ha risparmiato quelle dell'800. Alcuni acquisti risalgono ad anni molto lontani, come nel caso della Neue Pinakothek di Monaco. In maggior parte sono avvenuti ai primi del '900, in seguito alla valorizzazione dell'arte tedesca dell'800 compiuta dalla "Jahrhundertsausstellung", grande mostra organizzata da Hugo von Tschudi a Berlino, nel 1906.
Oggi la parte del leone la fa naturalmente l'arte tedesca, con riguardo particolare per Caspar David Friedrich, il realismo di Wilhelm Leibl e della sua cerchia, la pittura di Hans von Marées, Arnold Böcklin e Anselm Feuerbach, e il cosiddetto "impressionismo tedesco" (Max Liebermann, Lovis Corinth, Max Slevogt, ecc.). Grande spazio hanno le diverse scuole locali, particolarmente ben rappresentate nei musei delle rispettive aree geografiche: Monaco, Karlsruhe, Düsseldorf, Kassel, Amburgo, Dresda.
Un posto d'onore spetta all'arte francese di fine secolo, Impressionismo innanzitutto. E di questo il merito va ancora una volta a Hugo von Tschudi. Come direttore dei musei di Berlino prima, e di Monaco poi, all'inizio del '900 fu responsabile dei primi acquisti di opere di Manet, Monet, Degas e Cézanne da parte di musei pubblici della storia. Particolarmente belle sono oggi le collezioni della Neue Pinakothek di Monaco e del Museum Folkwang di Essen.
È ben diversa la storia delle collezioni del primo '900. Come si è detto, si sono formate principalmente nel dopoguerra. Gli artisti tedeschi allora non erano particolarmente quotati, mentre altri grandi autori cominciavano ad essere costosi. Una conseguenza è perciò la mancanza di grandi capolavori di alcuni artisti stranieri, soprattutto francesi. Un'eccezione è la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf. Questo museo si è formato a partire solo dagli anni '60, ma è cresciuto con incredibile rapidità grazie alla disponibilità di fondi sterminati e alle scelte oculatissime del suo direttore, Werner Schmalenbach.
Nei musei tedeschi è sistematica la presenza degli artisti "entartet": i principali esponenti della "Brücke" e dell'espressionismo in genere, il "Blauer Reiter", i grandi protagonisti del Bauhaus, Max Beckmann e la "Nuova Oggettività", Kurt Schwitters e il dadaismo.
Alcuni musei sono giunti persino a specializzarsi nella documentazione di singoli autori o movimenti: il Brücke-Museum di Berlino, la Emil-Nolde-Stiftung a Seebüll, il Bauhaus Archiv di Berlino. Altri hanno avuto la fortuna di condensare enormi nuclei di opere di un singolo artista: Kandinsky alla Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco, Schwitters allo Sprengel Museum di Hannover, Schlemmer alla Staatsgalerie di Stoccarda.
Tra le varie correnti internazionali, ricorrono con più insistenza il cubismo, l'astrattismo, e il surrealismo: Picasso, Fernand Léger, Piet Mondrian, Jean Arp e Max Ernst, in particolare. Ma in varie collezioni compaiono anche opere di artisti italiani (Umberto Boccioni, Giorgio De Chirico, Carlo Carrà, Giorgio Morandi) e russi: degni di nota il nucleo di opere costruttiviste e suprematiste del Museum Ludwig di Colonia, e le innumerevoli opere di Marino Marini presso la Pinakothek der Moderne di Monaco
Le collezioni di arte dell'immediato dopoguerra mostrano una certa influenza dell'arte francese e americana. Non è infrequente, infatti, trovare opere di Jean Dubuffet, Jean Fautrier, Antoni Tàpies, Hans Hartung, Sam Francis e Morris Louis. Ad esse si affiancano, in una sorta di gemellaggio, quelle astratto-informali tedesche: Peter Brüning, K.O Götz, Gerhard Hoehme, Norbert Kricke, E.W. Nay, Emil Schumacher, Sonderborg, Fred Thieler, ecc.
È soprattutto con la Pop Art, che l'arte americana domina nelle sale di numerosi musei tedeschi. E lo fa in maniera spettacolare! Tedeschi sono stati alcuni dei maggiori collezionisti privati di Pop Art al mondo: Peter Ludwig, Karl Ströher, Erich Marx. Le opere Pop delle loro collezioni campeggiano oggi nelle sale dei musei di Aachen, Colonia, Monaco, Francoforte e Berlino. In altri musei spiccano quelle comprate o provenienti da altre collezioni: Amburgo, Düsseldorf, Krefeld, Stoccarda, ecc. Sulla scia della Pop, imperversano anche i grandi interpreti del minimalismo e dell'arte concettuale.
Sul versante europeo un posto centrale spetta ad una triade di artisti, ritenuti determinanti per il superamento dell'informale in Europa: Lucio Fontana, Piero Manzoni e Yves Klein. Accanto a loro, ricorrenti sono le opere del "Nouveau Réalisme", del gruppo "Zero" e di ambito ottico-cinetico.
Altra figura dominante è quella di Joseph Beuys. Di lui si possono ammirare gruppi di singole opere (disegni, oggetti, le tipiche "vetrine", intere istallazioni), ma anche gigantesche ambientazioni. Caso stupefacente è il cosiddetto Beuys-Block presso il Landesmuseum di Darmstadt.
Con Beuys il profilo un po' defilato dell'arte tedesca degli anni '50 e '60 nei musei tedeschi lascia il posto all'onnipresenza delle opere dei maggiori artisti nazionali dell'ultimo ventennio: Georg Baselitz, Gotthard Graubner, Anselm Kiefer, Palermo, A.R. Penck, Sigmar Polke, Gerhard Richter, Ulrich Rückriem, Reiner Ruthenbenbeck, ecc. Al loro fianco vanno aggiungendosi incessantemente le opere di molti degli autori che dominano la scena internazionale attuale dell'arte contemporanea, tedeschi e non. Una caratteristica positiva che, nonostante il nazismo, sembra essersi preservata in maniera intatta dall'epoca di Hugo von Tschudi.
A prescindere dal taglio cronologico, alcuni musei hanno sviluppato una spiccata specializzazione nel senso della tecnica.
La scultura è il campo d'interesse di alcuni musei, tra cui spicca per la qualità il Wilhelm-Lehmbruck-Museum di Duisburg.
Sezioni dedicate al video d'artista e alle nuove tecnologie stanno formandosi in diverse sedi. Ma per ora unico nel suo genere e specificamente dedicato ad esse è il Zentrum für Kunst und Medientechnologie di Karlsruhe. |