Villa Belgiojoso Bonaparte | Museo dell'Ottocento, Milano
Storia
Ingresso alla Galleria d'Arte Moderna di Milano
La Galleria d'Arte Moderna di Milano è un'istituzione che esemplifica molto bene la mentalità dei milanesi.
Si è formata grazie a donazioni e lasciti da parte di collezionisti. Si è accresciuta grazie ad acquisti da parte del Comune di Milano.
Ha anche vissuto le innumerevoli contraddizioni degli ultimi trent'anni: problemi sindacali, mancanza di spazio, orari di apertura a volte precari, inaccessibilità di sezioni della collezione, attentati terroristici, negligenze da parte dell'amministrazione comunale. A queste cose hanno fatto da contrappeso gli svariati proclami di svolte epocali...
Le origini della Galleria d'Arte Moderna di Milano risalgono al legato Marchesi-Fogliani del 1861. L'evento portò alla decisione da parte del Comune di Milano di istituire il Museo Artistico Municipale, con sede nel "Salone" dei Giardini Pubblici.
Con gli anni il complesso di opere d'arte aumentò grazie a importanti lasciti (Ponti, 1895), depositi (Accademia di Belle Arti, 1902) e acquisti (Pagliano, 1903).
Nel 1903 l'intera collezione fu trasferita nella Sala della Balla al Castello Sforzesco. Nel 1920 viene acquistato con pubblica sottoscrizione la famosa tela Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Nel 1921 la parte principale della collezione venne trasferita a Villa Reale. Al castello rimasero per problemi di spazio sculture, stampe, disegni e opere di grandi dimensioni.
L'incremento della collezione, proseguì negli anni '30. Alle nuove donazioni (Zancone, Hoepli, Sironi, Ravasco) si affiancarono gli acquisti da parte del Comune, effettuati in occasione di mostre e premi di rilevanza nazionale.
Nel 1934 venne donata al Comune di Milano la splendida collezione di Ausonio Canavese. Grazie ad essa la Galleria d'Arte Moderna acquisì un gruppo formidabile di opere del futurismo, Boccioni in particolare.
Queste novità resero necessari vari interventi di adeguamento strutturale in vista di un assetto generale più idoneo. Si procedette pertanto al riadattamento di alcune sale e alla sistemazione dei magazzini e della gipsoteca.
La seconda guerra mondiale, per fortuna, non produsse danni irreparabili alla Galleria d'Arte Moderna. Si resero comunque indispensabili nuovi lavori di restauro e ampliamento.
Nel 1948, il Comune commissionò all'architetto Ignazio Gardella il progetto di ristrutturazione dell'edificio. Nell'ambito dell'intervento fu prevista anche la realizzazione di un nuovo spazio espositivo per l'arte contemporanea nelle scuderie della villa. Nacque così il Padiglione d'Arte Contemporanea (PAC), inaugurato nel 1955.
La collezione continuò a ingrandirsi nel corso del dopoguerra.
Nel 1955 giunse il legato dell'ingegnere Ercole Vaghi, comprendente capolavori del divisionismo. Tra esse alcune opere stupende di Giovanni Segantini.
Nel 1956 fu la volta della collezione Carlo e Nedda Grassi. Essa comprendeva oggetti d'arte orientale, dipinti antichi, opere dell'800 e primo '900 italiano, opere impressioniste e postimpressioniste francesi.
Nel 1973 Marino Marini donò al Comune molte sue opere: sculture, dipinti su tela, opere su carta, incisioni.
Nel 1974 giunse la collezione Antonio e Marieda Boschi-Di Stefano. La costituivano un'infinità di opere del primo '900 italiano, e di artisti attivi in campo informale (Severini, de Chirico, Morandi, Carrà, Sironi, Fontana, Manzoni, ecc.).
Al 1978 risale il lascito della vedova di Lucio Fontana. Al 1979 la donazione di Fausto Melotti e al 1981 la raccolta Vismara.
All'inizio degli anni '80 l'inadeguatezza degli spazi impediva la presentazione al pubblico di uno dei maggiori complessi al mondo di arte moderna italiana. Venne adottata la soluzione di scorporare dalla Galleria d'Arte Moderna la maggioranza delle opere del '900, trasferendole provvisoriamente a Palazzo Reale. Qui nel 1984 hanno dato vita al Civico Museo d'Arte Contemporanea (CIMAC): una soluzione che doveva essere transitoria, e che invece è durata fino al 1999.
Secondo questo assetto, il PAC ha perso l'originaria vocazione museale, divenendo il principale spazio espositivo comunale per l'arte moderna e contemporanea.
Ma la storia aveva in serbo altre avventure.
Nel 1993 un attentato dinamitardo di stampo mafioso distrusse completamente il PAC, facendo 5 vittime. La violenza dell'esplosione fu tale da provocare gravi danni anche alla Villa Reale. Un accurato progetto di recupero, ancora una volta ad opera dello studio Gardella, ha consentito la riapertura al pubblico nel 1996.
Anche la Galleria d'Arte Moderna ha ripreso il suo "normale" funzionamento. Al suo interno restano oggi le opere dell'800, le raccolte Grassi e Vismara e il Museo Marino Marini. Anche per loro non si tratta di una sistemazione felice.
Dal 1999 il colpo di acceleratore ai lavori di restauro di Palazzo Reale hanno portato alla chiusura definitiva del CIMAC. Ciò ha creato il problema di come presentare al pubblico almeno le opere più importanti che conteneva. Si è scelto di esporle in più sedi differenti.
Alla Villa Reale è toccato il privilegio di ospitare i capolavori della collezione Jucker (per la descrizione vedi la pagina dedicata al CIMAC). Per fare posto a Matisse, Picasso, Boccioni, Balla, Severini, Carrà e Morandi, sono andati nei depositi Longoni, Morbelli, Induno, Mosé Bianchi, Fornara e Vittore Grubicy.
La situazione dovrebbe risolversi entro il 2005. Ci possiamo credere?