Lucio Fontana
Attività artistica
Lucio Fontana è, con Alberto Burri e Piero Manzoni, l'artista italiano del dopoguerra di maggior notorietà ed influenza nel mondo.
Fontana è conosciuto soprattutto come l'ideatore dello Spazialismo. Peraltro, già in epoca antecedente può vantare una storia artistica di alto livello.
Accostato agli artisti informali per la forza del gesto e la pregnanza materica, Fontana è in realtà abbastanza lontano dalla loro posizione ideologica. La sua opera non rappresenta un'affermazione esistenziale di identità, un rapporto diretto e presente tra l'artista e la tela. Vuole, piuttosto, essere azione di ricerca e apertura verso uno spazio fisico e reale, anche se infinito.
Per lo spirito pionieristico e sperimentale, la fiducia nel futuro, è sicuramente più vicino agli artisti d'avanguardia. Non a caso, lascerà tracce profonde nell'opera di Piero Manzoni e Yves Klein. Ma ancor più emblematico è il fatto che, proprio assieme a Manzoni e Klein, Fontana venga considerato una figura fondamentale nel processo di superamento dell'informale e nella genesi delle tendenze razionali e concettuali in Europa.
Fontana si forma come scultore. Fino agli anni '40 realizza terracotte, tavolette graffite, ceramiche, mosaici a tutto tondo, in cui applica soluzioni figurative, e in parte anche in ambito astratto. Sono opere caratterizzate da un'intensa ricerca formale, da una continua sperimentazione materica, che spesso lo conducono a risultati di gusto barocco o espressionista. Comune a questi lavori, ma anche ai successivi, è una visione dello spazio in senso fisico e reale, da scultore.
Dopo aver frequentato gli ambienti d'avanguardia di Buenos Aires, nel dopoguerra torna in Italia. Qui, con le sue idee, e con le opere, influenza numerosi artisti. Tra essi, Gianni Dova e Roberto Crippa sono i firmatari rispettivamente del Secondo e del Terzo Manifesto dello Spazialismo.
Lo spazialismo è una forma di visione che esalta l'importanza del gesto creativo, ma che rispecchia anche l'evoluzione scientifica del tempo. È un'arte che si propone di liberare il quadro dalla cornice e far "apparire nel cielo forme artificiali e scritte luminose", che pensa di usare la televisione per trasmettere "espressioni artistiche di nuovo modello".
I primi Concetti spaziali di Fontana risalgono al 1949. Sottotitolati Buchi, sono realizzati incidendo la carta con un punteruolo. Questo gesto, che alcuni hanno interpretato come distruttivo, è in realtà l'esatto contrario. Rappresenta concretamente il mezzo per superare la barriera fisica della materia e della superficie del quadro: la metafora dell'artista che apre uno spiraglio verso lo spazio infinito, il futuro.
Sempre nel 1949, Fontana allestisce il primo Ambiente spaziale a luce nera presso la Galleria del Naviglio di Milano. Usa le lampade di Wood, che rendono visibili gli elementi dipinti con colori fosforescenti. Si tratta di un'esperienza totale, di un "environment" ante-litteram, che coinvolge lo spettatore psicologicamente e fisicamente.
Nel 1951 realizza un altro Ambiente per la Triennale di Milano. Il neon entra, così, per la prima volta nella storia dell'arte.
Gli anni '50 vedono Lucio Fontana alle prese con un'intensa sperimentazione.
Nelle sue opere introduce materiali di diverso genere: vetro, sabbia, pietre, payettes. Utilizza anche supporti diversi: carta, tela, compensato, juta.
Nel 1957 Fontana riprende brevemente le sculture astratte degli anni '30. Ma proprio due anni dopo, realizza i primi "Tagli", gesti assoluti e unici, di natura quasi spirituale.