Alberto Giacometti
Attività artistica
Alberto Giacometti è sicuramente uno degli artisti svizzeri più importanti e conosciuti internazionalmente.
Giacometti fu soprattutto scultore. Nella sua carriera dipinse anche svariati ritratti e realizzò incisioni alla puntasecca e all'acquaforte.
Le sue opere più note sono le sculture cosiddette "filiformi", che realizza a partire dal dopoguerra.
Raffigurano perlopiù figure umane erette o intente a camminare, e busti di persone. In qualche caso rappresentano superfici squadrate, simili a piazze, attraversate da figure.
Le figure umane presentano forma allungata e assottigliata. Mentre nei busti di persone la testa risulta appiattita in senso longitudinale e il busto in senso trasversale.
Le superfici appaiono increspate e smangiate, come se il tempo le avesse consumate. Crepe e scavature le movimentano, creando effetti di chiaro-scuro particolarmente suggestivi.
In tutta l'arte del '900 esistono poche espressioni altrettanto efficaci della crisi dell'essere umano.
Nato in una famiglia di artisti, Alberto Giacometti apprende la tecnica dal padre.
Dopo aver frequentato alcune scuole d'arte, si forma sulle opere degli antichi maestri, visitando città e musei. Lo influenzano anche l'arte primitiva e l'opera di Cézanne, che vede alla Biennale di Venezia nel 1920.
La ricerca di nuovi stimoli lo porta a Parigi nel 1921, dove divide lo studio con il fratello Diego. Le prime sculture parigine tradiscono un'impronta cubista, ma si notano anche riferimenti a Brancusi e Archipenko. Spesso vi si può riscontrare un certo gusto per la scultura primitiva, tipico dell'epoca.
Nel 1928 Giacometti aderisce al surrealismo. A questo momento si collega una serie di sculture, caratterizzate da accostamenti sconcertanti e dalla distorsione di parti anatomiche. In esse l'artista esprime le paure, gli incubi, le sollecitazioni del subconscio. Particolarmente violento e perverso è il crudele accostamento di Eros e Thanatos in Femme égorgé (Donna sgozzata) del 1932.
Ma Giacometti è sempre più attratto dalla figura. Deciso a indagare la realtà per scoprirne l'essenza, si allontana concettualmente e stilisticamente dal surrealismo. Il suo desiderio, ma anche il suo dramma, è racchiuso in questa frase: "Tutto il percorso degli artisti moderni è in questa volontà di afferrare, di possedere qualcosa che sfugge continuamente... È come se la
realtà fosse continuamente dietro i velari che si strappano. Ce n'è ancora
un'altra, sempre un'altra". Rappresentare la realtà è cosa difficile: al massimo se ne può cogliere un particolare.
È nel dopoguerra che prende corpo lo stile maturo di Giacometti così caratteristico.
I soggetti delle sculture vanno riducendosi: ritratti a mezzo busto di familiari e conoscenti, figure a busto intero, in piedi o che camminano, fino a composizioni di più figure, immobili e allineate o sorprese ad incrociarsi nel ritaglio quadrato di una piazza.
Nei ritratti a mezzo busto colpisce l'appiattimento della testa nel senso della profondità, e del corpo in senso frontale. Mentre nelle figure in piedi si osserva una netta tendenza all'assottigliamento, che in alcuni casi da luogo a figure quasi filiformi. Talvolta, sottili cornici le inquadrano, come a volerle isolare dallo spazio circostante.
La fissità delle pose, l'aspetto smangiato e corroso delle loro superfici, evocano l'idea dell'usura dovuta al tempo e alla vita. La solitudine, fragilità e devastazione di queste forme costituiscono la manifestazione più emblematica della tragedia dell'uomo contemporaneo: l'uomo che credeva nel progresso, ma che ha perso ogni illusione.
I quadri di Alberto Giacometti sono generalmente ritratti. Raffigurano quasi sempre familiari e conoscenti. Anche in essi ritorna il tema della solitudine e della perdita di ogni illusione, tipica dell'esistenzialismo sartriano.
Dipinti a tinte marce e spente, i personaggi emergono come ruderi dalle profondità del tempo. Sottili tratti smangiati delineano le forme, risaltandole in uno spazio dalla prospettiva forzata.
Giacometti è certamente un creatore di forme memorabili. I personaggi dei suoi ritratti e le sue figure scolpite illustrano le copertine di innumerevoli libri.
Nella sua ricerca della realtà, Giacometti finisce, in un certo senso, per allontanarsi dalla rappresentazione del vero. Scandagliare le profondità dell'esistenza umana, lo porta a scoprirne l'essenza tragica. Trasfigurare la forma umana è il modo per rendere questa tragedia.
La testimonianza data dall'opera di Giacometti, quindi, non è soltanto estetica. È soprattutto morale.