Giorgio Morandi

Attività artistica di Giorgio Morandi

Gli oggetti di Giorgio MorandiGiorgio Morandi è una delle figure di maggior spicco nel panorama dell'arte italiana del primo '900.
Rispetto ai suoi contemporanei presenta due singolarità.

1)  Il suo sostanziale isolamento.
In un'epoca dominata dal nascere di gruppi e avanguardie, Morandi non si lascia quasi mai attirare all'interno di gruppi o tendenze. Appartato nell'intimità dello studio, al riparo dai venti di mutamento che percorrono la scena artistica europea, incarna alla perfezione la figura dell'artista isolato.
La sua attitudine di solitario non significa però disinteresse per ciò che avviene attorno a lui.
Morandi è sempre attento a quanto avviene nel mondo della cultura, sia italiana che internazionale. Gli interessi letterari vanno da Hölderlin, a Leopardi, a Pascal. Ammira la monumentalità di Giotto, la solidità di Masaccio e Paolo Uccello. Il confronto con Renoir e l'impressionismo gli offre nuovi stimoli. Ma la vera, grande rivelazione è la pittura di Cézanne, modello di ricerca compositiva e di rapporti volumetrici.

2)  la monotonia della ricerca artistica e dei soggetti raffigurati.
Per coloro che ne conoscono il lavoro, parlare di Morandi equivale a parlare delle sue nature morte, e soprattutto delle sue "bottiglie". Con rare eccezioni, costituite da pochi autoritratti, per tutta la vita gli unici soggetti sono nature morte e, in misura minore, paesaggi.
Protagonisti principali sono gruppi di bottiglie, vasetti, brocche, fruttiere, recipienti di ogni tipo: oggetti semplici e umili, che l'artista va accumulando nello studio. Morandi li ripropone a più riprese, rimescolati e ricombinati. Ripetuti con costanza ossessiva per quasi 50 anni, le "bottiglie" di Morandi sono la fedele testimonianza delle minute trasformazioni stilistiche della sua pittura.

L'evoluzione artistica di Giorgio Morandi

Negli anni '10 Morandi dipinge alcuni paesaggi, da cui traspare evidente l'influenza di Cézanne.
Nelle nature morte del 1916 si attua un processo di schematizzazione. Caratteri principali sono: la semplificazione delle forme, l'eliminazione della profondità e la stesura di campiture piatte di colore.
Il mutamento stilistico prelude alla breve parentesi metafisica, che impegna l'artista nel 1918 e 1919. Sotto l'influenza di Carrà e de Chirico, Morandi raffigura spazi inerti, in cui risultano collocati gruppi di oggetti apparentemente incongruenti: una bottiglia, una scatola, una testa di manichino, una palla, un cilindro. Avare di quel potere evocativo e paradossale proprio delle composizioni di Carrà e de Chirico, le nature morte metafisiche di Morandi propongono oggetti che si danno come tali, nell'assolutezza delle proprie sembianze e della propria essenza.

L'incontro con Mario Broglio e con Valori Plastici riporta l'attenzione di Morandi sull'arte italiana del passato.
Le nature morte dei primi anni '20 rivelano un rinnovato interesse per lo spazio, il volume e la plasticità. Gli oggetti raffigurati si ergono sulla tavola rigidi, austeri, rigorosamente torniti nelle loro tonalità scure.
La tecnica pittorica è destinata col tempo a farsi più morbida e sciolta. La pasta pittorica si ispessisce. Nelle loro tonalità di verde, rosso e marrone, gli oggetti sono ripresi da un punto di vista un po' rialzato.
Tra la fine degli anni '20 e i primi anni '30 la pittura di Morandi diviene più tormentata. Le bottiglie si stagliano come eroi silenziosi sui fondali scuri delle nature morte, mentre la visuale si abbassa. Nello stesso periodo Morandi realizza paesaggi.
In questo periodo si dedica intensamente all'acquaforte. I soggetti delle incisioni sono ancora una volta paesaggi e nature morte. Segni sottili e rettilinei si intrecciano, dando vita a trame più o meno fitte, che consentono all'artista di ottenere un'infinità di varianti tonali.
Verso la fine degli anni '30 un'atmosfera più calma e rassicurante prende possesso delle nature morte morandiane. La visuale si ravvicina e i contorni riacquistano nitidezza. L'artista impiega nuovi colori (rosso aragosta, bianco, blu). La tendenza è però quella di uno schiarimento progressivo della composizione. Nelle opere degli ultimi 20 anni ritroviamo sempre i medesimi oggetti, rimescolati. Ma le loro forme tendono a scomporsi, svuotarsi della solidità originaria.
Per Morandi il soggetto in sé non è importante. È invece il punto di partenza per una trasfigurazione. Come scrive nel 1937 su "Il Frontespizio", la sua ricerca è tesa "a toccare il fondo, l'essenza delle cose". Ogni oggetto non rappresenta se stesso, ma il tutto, l'essere.