Mostre di arte moderna e contemporanea

Peggy Guggenheim e la nuova pittura americana

21 novembre 2008 - 15 marzo 2009

Spazio espositivo Arca
Ex Chiesa di San Marco
Piazza San Marco 1, Vercelli
Info. 0161-596333
Orari: lun-ven 14-19, sab-dom 10-20

La collaborazione tra la città di Vercelli e la Solomon Guggenheim Foundation continua a dare i suoi frutti e, dopo la bella mostra dello scorso anno, che ha portato all'"Arca", le opere dei principali surrealisti europei, tanto amati da Peggy Guggenheim (1898-1979), ci permette di conoscere un altro tassello dell'appassionante vicenda di questa grande collezionista americana: il suo incontro coi giovani artisti della "Scuola di New York", di cui sarebbe stata la prima a riconoscere il talento.

Gli anni sono quelli disastrosi e drammatici della Seconda Guerra Mondiale e Peggy, dopo aver esitato a lungo, si è finalmente decisa a riparare a New York portando in salvo la sua collezione e anche alcuni artisti, che in Europa avrebbero rischiato la persecuzione e la morte.
Arrivata nella Grande Mela, si è sposata con Max Ernst e ha trasformato la sua casa in un cenacolo di artisti, dove si danno appuntamento i grandi maestri europei. A farla da padrone sono ovviamente gli artisti astratti e surrealisti, di cui Peggy è una fervente ammiratrice.

Nel 1942, a un anno dal suo arrivo a New York, Peggy Guggenheim decide di dar vita a una galleria d'arte. Non è la sua prima esperienza di questo genere dato che, nel 1938, ha aperto a Londra la "Guggenheim Jeune", ma questa volta tutto è diverso a cominciare dallo spazio, che è decisamente lontano da quanto ci si sarebbe aspettati da un luogo deputato all'arte.
A realizzarlo ci ha pensato l'architetto austro-ungherese Frederick Kiesler, che ha ideato uno spazio magico e suggestivo, dove "le pareti sono curve, le sedie hanno forme scultoree, i quadri sono appesi a stand girevoli". Quello che più conta però è che si possono vedere cose nuove.
In questa galleria, che viene giustamente chiamata "Art of this Century", Peggy propone, infatti, sia gli artisti europei d'avanguardia che i nuovi artisti americani. Una commistione di generi che non è certo senza conseguenze. L'incontro tra arte astratta, arte surrealista e suggestioni locali favorisce, infatti, la nascita e lo sviluppo di un gruppo autoctono di grande forza, la "Scuola di New York", primo germe di quello straordinario movimento artistico, l'espressionismo astratto, che, dopo aver rinnnegato maestri e condizionamenti, avrebbe determinato il sorpasso dell'arte americana su quella europea.
Uno degli artisti più promettenti è sicuramente Jackson Pollock e Peggy se ne accorge subito tanto che decide di finanziare il suo lavoro e di promuoverlo persino in Europa.
Accanto a questo straordinario pittore ce ne sono però tanti altri, più o meno famosi, ed è a Peggy e a tutti loro che è dedicata questa mostra.

La rassegna si apre con un dipinto che Pollock ha realizzato nel 1942, lo stesso anno in cui ha conosciuto Peggy Guggenheim. Si tratta de La donna luna, un quadro che mostra ancora evidenti rimandi all'opera di Mirò, di Picasso e dei surrealisti, ma anche alla tradizione locale americana, da cui sembra aver ripreso le caratteristiche totemiche della figura. Bastano pochi anni però perché tutto cambi e Pollock trasformi la tela in uno spazio vitale realizzando, grazie al dripping, straordinarie opere astratte come Occhi nel caldo (1946), Foresta incantata (1947), Number 18 (1950) ecc.

La compresenza di elementi astratti e surrealisti non si ritrova soltanto nei primi lavori di Pollock. Si riscontra, infatti, con grande frequenza nelle opere iniziali di quasi tutti i protagonisti dell'espressionismo astratto, e, soprattutto, in quelle di Hans Hofmann (1880-1960) e Arshile Gorky, che essendo nati in Europa hanno un background diverso dai loro compagni d'avventura, di cui possono essere considerati quasi dei precursori.
Altri artisti che condividono con Pollock l'aspirazione alla creazione di qualcosa di nuovo, sganciato da quanto fatto fino ad allora, sono Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline, William Baziotes, Adolph Gottlieb e Robert Motherwell (Personaggio - Autoritratto, 1946; Elegia per la Repubblica spagnola n. 110, 1971), di cui sono esposti lavori giovanili e della maturità.
Accanto a queste figure di spicco, che tutti conoscono almeno per nome, sono proposte le opere di altri autori, interessanti ma meno noti, che sono oggi sottoposti a un attento processo di rivalutazione critica. È, questo il caso, per esempio, di Conrad Marca-Relli, al quale la Rotonda della Besana di Milano ha dedicato quest'anno una splendida retrospettiva, o di Charles Pollock, fratello di Jackson, che costituisce la più grande sorpresa di questa rassegna. Pochi, infatti, sapevano della sua esistenza e, soprattutto, che fosse un pittore.
Il percorso si chiude con le tele di Clyfford Still (Senza Titolo, 1956) e Morris Louis (Sarabanda, 1959), che, coi loro campi di colore e la loro visione contemplativa dell'arte, portata avanti con esiti diversi e decisamente più drammatici anche dal Rothko degli anni '50 e oltre (Senza Titolo - Nero su Grigio, 1969-70), rendono palpabile il distacco tra ciò che si stava facendo nel Vecchio e nel Nuovo Continente.

Come la precedente, anche questa mostra è curata da Luca Massimo Barbero, che da tempo collabora con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.

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