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Si inaugura a Milano la Casa Museo Boschi-Di Stefano

Casa Museo Boschi-Di Stefano
Via Giorgio Jan 15, Milano
2 piano
Tel. 02-20240568
Orari: mer-dom 14-18

(ARCHIVIO 2003) Dopo anni di discussioni, la Collezione d'arte moderna che Antonio Boschi e Marieda Di Stefano hanno donato in più riprese (1973, 1987) alle Civiche raccolte d'arte di Milano ha finalmente trovato una sede.
Seguendo le indicazioni espresse dall'ing. Boschi nel 1973, è tornata al suo posto, nella casa di abitazione dei due coniugi in via Jan. Un grande appartamento di impronta borghese, che si è cercato di riportare alle caratteristiche originarie ripristinando gli arredi di Piero Portaluppi e acquistando mobili degli anni '30 e '40.

Antonio Boschi e la moglie non erano ricchi ma avevano una forte passione per l'arte. Quando si innamoravano di un dipinto erano disposti a vendere qualsiasi cosa pur di acquistarlo. E se oggi può sembrare che abbiano fatto ottimi affari, allora si trattava senz'altro di spese azzardate.
Gli artisti che collezionavano non erano ancora famosi. Molti di loro erano diventati amici e frequentavano la loro casa, una sorta di circolo culturale, dove si riunivano Sironi, Fontana, Savinio, Carrà, Arturo Martini e altri futuri protagonisti del '900 italiano.

Le opere raccolte dai coniugi Boschi sono circa 2000 e alcune sono davvero straordinarie. Se ne è avuto un assaggio in una mostra del 1997 al Pac (Padiglione d'Arte Contemporanea) di Milano, così affollata di quadri da rendere quasi impossibile la visione. Un allestimento azzardato, ma pensato e voluto per rendere omaggio ad Antonio e Marieda Boschi, che, nella loro casa, appendevano dipinti ovunque.
I lavori esposti nel nuovo museo rispecchiano su per giù quelli che si trovavano originariamente nell'appartamento, ma l'abitazione era così stipata che è stata necessaria una selezione.

Le opere esposte, 280 tra dipinti e sculture, sono distribuite in dieci sale.
All'ingresso campeggiano i ritratti dei coniugi Boschi, realizzati da alcuni amici artisti (Ajmone, Dova, Brindisi) più alcune ceramiche di Marieda Di Stefano. L'allestimento procede poi in ordine cronologico nelle diverse stanze, offrendo una panoramica del '900 italiano.
Si parte con gli artisti attivi intorno agli anni '10, tra cui spiccano i futuristi (Boccioni, Severini, Dottori e Prampolini), Funi, Marussig e Sironi, cui è dedicata, più avanti, anche un'altra sala, piena di capolavori (Venere del porto, 1919; Gasometro, 1922; I costruttori, 1930) e arredata con i mobili dell'artista, disegnati per la Triennale del 1934 e appositamente acquistati per la Casa Museo.
Si passa quindi nell'ex camera degli ospiti, dove sono "alloggiati" gli artisti di Novecento (Marussig, Casorati, Funi, Tozzi, Tosi, De Grada) e Carrà. I mobili, di gusto decò, sono di Ernesto Basile.
Superata la stanza di Sironi, dove si trovano anche anche due sculture di Arturo Martini, si arriva nel salone, dedicato alle opere di Morandi, a De Pisis e al gruppo di Corrente (Birolli, Badodi, Cassinari, Migneco, Morlotti, Sassu, Guttuso). In una vetrinetta si possono vedere anche alcune ceramiche "barocche" e un piccolo "Taglio" di Fontana, un Achrome e un'Impronta d'artista di Piero Manzoni.
Il salotto angolare, dove un tempo i Boschi organizzavano dei concerti per gli amici, offre allo sguardo i lavori degli Italiens de Paris con La scuola dei gladiatori (1928) di Giorgio de Chirico, l'Annunciazione (1932) di Alberto Savino e alcuni lavori di Massimo Campigli (Dame salutanti, 1931), Mario Mafai e Renato Paresce.
Lascia decisamente a bocca aperta la sala dedicata a Fontana, che prelude ai lavori degli Spazialisti e dei Nucleari (Crippa, Baj, D'angelo, Dova, Peverelli), sistemati in una stanza stipatissima, dove si trovano anche alcune sculture di Chighine, Paganin e Crippa (Prometeo, 1956).
La mostra prosegue con le opere d'arte informale (Vedova, Scialoja, Carmassi, Turcato, Chighine) e si conclude idealmente con gli Achrome di Piero Manzoni anche se il percorso vero e proprio termina col corridoio dedicato ai chiaristi lombardi (Semeghini, Del Bon, Lilloni, Spilimbergo), alle sculture di Arturo Martini, Umberto Milani e Marieda Di Stefano, ai violini di Antonio Boschi, che amava la musica quanto la pittura.

Il nuovo museo sarà aperto al pubblico a partire dal 5 febbraio 2003. Sarà gestito dal Comune e dalla Fondazione Boschi-Di Stefano, costituita nel 1999.

Resta aperta la questione del futuro Museo del Novecento, dove, secondo altre indicazioni di Antonio Boschi, dovrebbero trovar posto le opere più importanti della collezione. Questo potrebbe, infatti, portare a un ridimensionamento dei lavori esposti alla Casa Museo per garantire una visione più organica delle Collezioni civiche di arte moderna e contemporanea, oggi smembrate in diversi spazi.

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