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Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato è ospitato in un complesso di nuova costruzione, dislocato nell'area Nord-Est del tessuto urbano, una zona originariamente destinata ad attività terziarie. Autore del progetto è stato Italo Gamberini, già noto per la sede Rai di Firenze, al quale Enrico Pecci affidò l'incarico nel 1981.
Il complesso consiste nell'edificio museale vero e proprio, affiancato da due palazzine.
L'edificio museale ha l'aspetto di una grande fabbrica. La fisionomia esterna è quella di una struttura ad "U", sviluppata su due piani e sovrastata da una tettoia con lucernari a cuspidi. Il piano terra si presenta rientrante rispetto al superiore. Le superfici risultano mosse dal contrasto tra due tipologie di materiali e colori: un rivestimento in cotto toscano a quadrettoni, liscio e chiaro, incorniciato da costoloni verticali e orizzontali in acciaio, dipinti di rosso, che dal piano superiore giungono fino a terra.
Al piano terreno si trovano gli uffici del museo, il CID/Arti visive, l'auditorium con 150 posti, il centro didattico e la caffetteria. Il piano superiore è costituito da 11 sale quadrate, collegate tra loro a scacchiera, ed è adibito a spazio espositivo. Favorito da una buona luce naturale, che penetra attraverso i lucernari del tetto, l'edificio del Pecci trae giovamento anche da scelte luministiche azzeccate: un sistema di illuminazione diffusa, rinforzato da una serie di faretti che concentrano la luce sulle opere esposte.
All'esterno è stato ricavato un anfiteatro all'aperto, dotato di 800-900 posti, dove in estate si svolgono rassegne cinematografiche, musicali e teatrali.
Un tunnel pedonale coperto congiunge il primo piano dell'edificio con una delle palazzine del complesso museale, dove trovano posto gli uffici amministrativi e altri servizi. Nel piano interrato si trovano il parcheggio e i depositi.
Nei pressi del nucleo centrale del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, il 26 giugno 1998 è stato inaugurato un nuovo spazio espositivo, dotato di pareti mobili e destinato ad accogliere parte della collezione permanente. Il progetto è stato realizzato dagli architetti Sarteanesi e Bacchi, che si sono già occupati della Fondazione Palazzo Albizzini a Città di Castello, in provincia di Perugia. |