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Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato

Storia

Veduta esterna del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, con grandi le sculture di Mauro Staccioli e Anne e Patrick Poirer

Veduta esterna del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato,
con grandi le sculture di Mauro Staccioli e Anne e Patrick Poirer

Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato è nato grazie all'interessamento di Enrico Pecci (1910-1988).

Industriale pratese, Enrico Pecci, dopo la morte prematura del figlio Luigi, avvenuta nel 1973, decise di realizzare qualcosa di significativo per la sua città. Attorno al 1978 da questo intento prese spunto l'idea di un centro culturale flessibile e dinamico, sul modello di quelli realizzati all'estero.
Nel 1981 il Comune di Prato approvò la donazione dell'area dove avrebbe dovuto sorgere il nuovo museo e il progetto urbanistico relativo. Enrico Pecci affidò la realizzazione dell'intero complesso edilizio all'architetto Italo Gamberini, già noto per altre opere complesse.
Dal punto di vista gestionale venne scelta una conduzione mista, pubblica-privata. Già dal 1985, in attesa della conclusione dei lavori, un consorzio di privati, guidati dall'Assessore alla cultura del Comune di Prato Massimo Bellandi e da Enrico Pecci, si dedicò alla stesura dello Statuto dell'Associazione che avrebbe dovuto gestire il museo e i vari dipartimenti. Il 25 giugno 1988 il Centro venne finalmente inaugurato. Purtroppo Enrico Pecci, morto da pochi mesi, non riuscì a vedere completata l'opera.
Sin dal suo nascere il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato è stato accolto con un misto di entusiasmo e di aspettativa da parte del mondo culturale italiano. Dopo il Museo d'Arte Contemporanea, Castello di Rivoli si trattava, infatti, del primo museo italiano dedicato "specificamente" alle arti visive contemporanee.

Il primo direttore del Centro è stato Amnon Barzel, che ha impostato il museo su basi manageriali, cercando nel contempo di ricavarsi un ampio margine di autonomia dall'Associazione proprietaria. Durante il suo mandato è stato affiancato da un comitato scientifico di alto spessore, in cui figuravano personalità del mondo dell'arte del calibro di Giuseppe Panza di Biumo, Carlo Bertelli, Gillo Dorfles, Peter Ludwig, Thomas Messer, Knud Jensen e dal noto compositore Luciano Berio. Una certa incomprensione reciproca tra direttore e consiglio di amministrazione hanno però partato alle dimissioni di Barzel nel 1992.
Gli è succeduta Ida Panicelli, che tra infinite difficoltà ha diretto il Centro fino al 1996. Ristrettezze di bilancio e importanti defezioni nell'ambito del consiglio di amministrazione hanno fatto da sfondo alla grave crisi d'identità del Centro in quegli anni, portando alle dimmissione della Panicelli e ad una generale riorganizzazione dell'assetto societario.
La gestione del museo è tuttora affidata a un'associazione pubblico-privata, tra i cui soci figurano il Comune di Prato, la Cassa di Risparmio di Prato, l'Unione Industriale Pratese e altri privati. La Regione Toscana versa un contributo annuale senza però far parte dell'istituzione. L'attuale direttore è Bruno Corà. A lui si deve l'apertura del nuovo spazio espositivo, destinato ad accogliere una parte della collezione permanente.


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