Pinacoteca di Brera, Milano

Storia:
dal congresso di Vienna alla seconda guerra mondiale

Alla caduta del regime napoleonico nel 1814, il Congresso di Vienna sancì la restituzione dei beni ai proprietari originari. Nel caso di Brera tale disposizione ebbe effetti limitatissimi.
Morto Appiani nel 1817, sotto i successori la Pinacoteca continuò ad arricchirsi grazie a donazioni e acquisti. Ma, paradossalmente, giunsero anche affreschi strappati a chiese e palazzi del milanese restituiti da altri musei. Nel 1855 il lascito Oggioni apportò a Brera un buon nucleo di dipinti del '400 e di paesaggi. Nel 1860 Vittorio Emanuele donò al museo tre ritratti di Lorenzo Lotto.
Nel 1882 la Pinacoteca di Brera fu sganciata dall'Accademia. La divisione delle due istituzioni ebbe effetti disastrosi per le raccolte, che andarono parzialmente disperse in altri musei o, peggio, in edifici pubblici. Nell'occasione andarono perduti i ritratti della Galleria del Bossi e i dipinti neoclassici e dell'800. Per cui oggi di questo periodo storico rimangono solo pochi dipinti di Bossi, Appiani e Hayez. Collegato a queste perdite vi fu anche un grave danno sotto il profilo dell'immagine (e in fatto di danni all'immagine, Brera in futuro avrebbe dovuto farci il callo...).
Dopo alcuni anni torna la fiducia nell'istituzione. Nel 1925, ad esempio, la famiglia Chiesa donò a Brera la monumentale Madonna del Carmelo di Tiepolo.

Avvenimento di grande significato per la Pinacoteca di Brera fu la nascita dell'Associazione degli Amici di Brera nel 1926. Tra il 1931 e il 1935 l'Associazione acquistò per Brera svariati capolavori, tra cui Il pergolato di Silvestro Lega, il Carro rosso di Giovanni Fattori, e soprattutto la famosa Cena in Emmaus di Caravaggio.

I periodi principali della storia di Brera

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