Pinacoteca di Brera, Milano

Storia:
dal dopoguerra a oggi

Giovanni Segantini, "Pascoli a primavera", 1896, Pinacoteca di Brera, Milano

Giovanni Segantini, Pascoli a primavera, 1896
olio su tela, 98 x 155 cm

Allo scoppio della seconda guerra mondiale le opere della Pinacoteca di Brera vennero messe al sicuro. Il palazzo subì seri danni. Tra il 1946 e il 1950, fu risistemato interamente.
Con la riapertura entrarono a far parte della Pinacoteca di Brera la Madonna col Bambino di Ambrogio Lorenzetti, l'Autoritratto di Umberto Boccioni e Pascoli in primavera di Giovanni Segantini.

Gli anni '70 e '80, per Brera, vanno ricordati soprattutto come anni di "... pianto e di stridor di denti...".
Carenza di spazio, scarsa agibilità delle sale, problemi di sicurezza, mancanza di personale, furti, tensioni sindacali fanno parte del lungo "cahier de doléance". Clamorosa la chiusura della pinacoteca al pubblico, decisa nel 1974 dal soprintendente Franco Russoli.
Per ovviare a questi inconvenienti sono stati avanzati svariati progetti di intervento e ristrutturazione. Solo alcuni sono giunti al termine: ad es., il nuovo allestimento della sala di Raffaello (Gregotti-Citterio) e la ristrutturazione della parte amministrativa (Silvana Garufi).

Di realizzazioni attese e poi rinviate, ritardate, o addirittura abbandonate, la Pinacoteca di Brera ne ha conosciute tante. Troppe.
Il caso più scandaloso è senz'altro la ristrutturazione di Palazzo Citterio. Acquistato nel 1972, doveva servire a dare una sistemazione adeguata all'arte del '900 e a parte degli uffici. Dopo quasi trent'anni è ancora lì ad aspettare, nonostante l'intervento di esperti, studiosi, associazioni, e persino di sponsors: l'Istituto Bancario San Paolo di Torino alla fine degli anni '80 mise a disposizione una somma cospicua come contributo ai lavori...

La vicenda delle collezioni è stata tormentata quasi quanto quella dell'edificio, anche se in modo più altalenante.
Nel 1976 la Pinacoteca di Brera si proietta nell'empireo dei musei d'arte moderna italiani di alto livello grazie a Maria e Emilio Jesi. Allora, i due coniugi donarono una parte rilevante della loro famosa collezione di arte italiana del '900, integrandola con un nuovo lascito nel 1984. Fu un evento eccezionale.
A questo successo fece da contraltare (in perfetto stile "Brera"...) la perdita della altrettanto famosa collezione futurista di Riccardo e Magda Jucker: le opere vennero depositate a Brera nel 1982 e in seguito ritirate a causa di questioni ereditarie, per essere cedute al Comune di Milano. È di questi anni l'annuncio del lascito di Lamberto Vitali, che ha portato a Brera opere di artisti italiani del '900 (Modigliani, Carrà, Morandi) e dipinti di arte antica.

I periodi principali della storia di Brera

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