Mostre di arte moderna e contemporanea

Van Gogh. L'uomo e la terra

18 ottobre 2014 - 8 marzo 2015

Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Info. 02-804062
Orari: lun 14:30-19:30, mar-dom 9:30-19:30, gio e sab 9:30-22:30

Tra pochi mesi aprirà Expo e si parlerà di cibo, natura, agricoltura, sostenibilità. Temi che, per certi versi, ritroviamo anche nella poetica di Vincent Van Gogh. Questo grandissimo artista olandese, infatti, ha cominciato la sua avventura nel mondo dell'arte narrando, nei suoi disegni, la vita dei campi, la misera condizione dei contadini, il ciclo delle stagioni.

La mostra, curata da Kathleen Adler, che è una grande esperta della pittura impressionista e si è avvalsa della collaborazione di importanti studiosi dell'artista, parte proprio da qui, dai primi lavori che Van Gogh ha realizzato in Belgio e Olanda a stretto contatto coi poveri e coi contadini. I sui punti di riferimento sono i pittori della Scuola di Barbizon e della Scuola dell'Aja, ma soprattutto Jean-François Millet, che è stato uno dei primi a dedicare i suoi dipinti agli umili, e i romanzieri del suo tempo. Vincent era, infatti, un infaticabile lettore.

Le prime prove di Van Gogh sono un po' goffe, ma, come scrive lui stesso nelle sue lettere, che rappresentano il filo conduttore di tutta la mostra e ci danno moltissime informazioni sulla sua vita e sul suo lavoro, è necessario provare e riprovare prima di padroneggiare una tecnica. E lui si dà davvero un gran da fare copiando i grandi maestri, le illustrazioni dei manuali per autodidatti e le immagini che ha raccolto negli anni precedenti. Talvolta, quando è fortunato e ha la possibilità di trovare qualcuno che si presti come modello, riesce anche a lavorare dal vero.
Esplora ogni aspetto della vita dei campi: la zappatura, la semina, la falciatura, la cura del gregge ecc. La figura umana è quasi sempre presente, ma Van Gogh non vuole realizzare il ritratto di un contadino particolare. Quello che vuole è raccontare una tipologia di uomo, descrivere un modo di vivere semplice, onesto e dignitoso, legato al lavoro manuale, dar voce a sentimenti e sensazioni.

Questo non vuol dire che Van Gogh non si sia cimentato nella ritrattistica. Una sezione della mostra è dedicata, infatti, proprio a questo genere artistico in cui Vincent ha dato prova di grande modernità. Si trovano qui i ritratti di alcune persone che gli sono stati vicine in momenti particolari della sua vita, come Joseph Michael Ginoux o Joseph Roulin, che ha conosciuto ad Arles.

Quando non trova dei modelli, Van Gogh si dedica alle nature morte, che gli servono anche per sperimentare nuove tecniche e colori.
In queste opere, molto diverse tra loro, troviamo molti riferimenti ai suoi interessi, i nidi, i libri, il cibo, il mondo contadino, le pipe e, soprattutto, i fiori, che lo inseriscono a pieno titolo nella tradizione artistica olandese e costituiscono un richiamo al ciclo della vita e delle stagioni di cui la madre gli ha insegnato l'importanza quando vivevano ancora tutti insieme a Zundert, nel Brabante settentrionale, dove il padre, che era pastore, si prendeva cura di una piccola chiesetta protestante.

Gli anni passati a Parigi, a cavallo tra il 1886 e il 1888, gli permettono di conoscere la pittura degli antichi maestri esposti al Louvre, degli impressionisti, di Pissarro, Gauguin, Bernard, Seurat e Signac, gli fanno scoprire l'arte giapponese, gli aprono gli occhi al colore, ma la città non riesce a trattenere presso di sé questo uomo difficile e tormentato, incapace di mettere radici e in perenne conflitto con se stesso e con la sua famiglia.
Il desiderio di aria pura, calore, natura, luce e colore, lo spinge a Sud verso Arles, dove ha in mente di creare un atelier per artisti e dove, per qualche mese e con qualche difficoltà, condivide la casa con Gauguin.

I mesi successivi alla loro lite, passati a Saint-Rémy e Auvers-sur-l'Oise, sono segnati dal dolore, dalla malattia, dall'esaltazione, da una grande felicità creativa. Nonostante gli alti e bassi della salute e dell'umore, Van Gogh non smette infatti di lavorare e le sue tele si riempiono di luce e colore, di vita ed energia.
La natura comunque non è più quella di un tempo e l'artista rinuncia a raccontare la fatica dei contadini.
In questa apoteosi di blu, verdi, gialli, viola, la figura umana è quasi scomparsa o comunque in secondo piano. Quelli che contano sono la terra e i suoi frutti, gli alberi, i cieli, il sole, le stelle. Van Gogh non si immedesima più nei contadini, ma con la terra addomesticata dal lavoro dell'uomo. Con quella terra bellissima, che ha tanto amato e in cui tra breve riposerà.

La maggior parte delle opere esposte in mostra, che non sono tantissime, arriva dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, che vanta una delle più complete raccolte della produzione artistica di Van Gogh, tra cui spicca l’Autoritratto del 1887, che apre la mostra.
L'allestimento, minimale e discreto, è stato realizzato dall'architetto giapponese Kengo Kuma.

L'esposizione è accompagnata da un bel catalogo, pubblicato da Sole 24 Ore - Cultura, e da una rassegna cinematografica, che si terrà dall'11 dicembre 2014 al 3 gennaio 2015 presso lo Spazio Oberdan.
Tra i film in programma, ci saranno opere di Altman, Minnelli, Kurosawa e Resnais.
La mostra è stata inserita dalla Van Gogh Europe Foundation tra gli eventi che celebreranno il 125 anniversario della morte di Van Gogh, avvenuta nel 1890.

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