Germania: città della Germania
Introduzione sulle città della Germania:
una tradizione di multicentrismo
Il Kunstverein di Barmen ai primi del '900
Nel 1871 Guglielmo Iº fu proclamato imperatore di Germania e Berlino divenne capitale.
Per gli staterelli tedeschi trovarsi riuniti sotto la stessa bandiera significò la perdita dell'autonomia, ma non quel processo di accentramento politico, sociale, economico e culturale, verificatosi nelle grandi nazioni europee del tempo. Rimase, infatti, una forte connotazione regionale, che la creazione dei Länder sancì sul piano politico-amministrativo.
Questo ha consentito alle varie regioni del paese di esprimere al meglio la propria vocazione, dando modo alla Germania di crescere e portarsi all'altezza dei paesi economicamente più forti.
Agli inizi del '900 il consistente sviluppo di alcune aree portò all'ascesa di nuove città (Bochum, Duisburg, Essen, Wuppertal), che andarono ad affiancare quelle dalle illustri tradizioni: Amburgo (Hamburg), Brema (Bremen), Colonia (Köln), Dresda (Dresden), Francoforte (Frankfurt), Lipsia (Leipzig), Monaco (München), Norimberga (Nürnberg) e Stoccarda (Stuttgart). In pratica, l'unità conservò gran parte della tipicità delle diverse aree, e anziché affievolire l'assetto multicentrico a vantaggio della capitale, lo consolidò.
In ambito artistico le accademie d'arte che si erano sviluppate all'ombra dei vari regni, principati e granducati ottocenteschi, fecero da sfondo a percorsi artistici caratteristici e autonomi, che finirono con l'influenzarsi reciprocamente. Si può parlare di vere e proprie scuole locali. Le più note: Dresda, Düsseldorf, Karlsruhe, Kassel e Monaco. L'unità nazionale non le eliminò, incrementando invece l'interscambio tra esse.
Sul finire del secolo alcuni centri minori divennero ambiente elettivo di comunità di pittori ("Malerkolonie"), animati da spirito di condivisione e di vita in comune: Darmstadt, Dachau, Willingshäuser, Worpswede.
Le città maggiori subirono invece l'influenza delle grandi tendenze straniere, l'impressionismo francese e la secessione viennese ai primi posti. La corte di Berlino in campo artistico rappresentava naturalmente un grosso centro di potere, che avrebbe potuto estendere la sua influenza a tutto il paese, ma la sua linea accademica e grettamente conservatrice finì col tempo per relegarla ad un ruolo irrilevante.
Galerie Tannhauser di Monaco: mostra del "Blauer Reiter" (1911-12)
All'inizio del nuovo secolo il multicentrismo sul piano delle tendenze artistiche si rifletteva anche nel multicentrismo sul piano delle istituzioni.
Nelle città maggiori avevano sede accademie d'arte illustri, eredi di quelle volute dai vari signori locali, e musei d'arte spesso importanti, formatisi a partire dalle grandi collezioni d'arte nobiliari. In quasi tutti i centri medio-grandi erano sorti i Kunstvereine, associazioni di appassionati d'arte, che con il loro intervento contribuirono a diffondere l'arte contemporanea e a far nascere nuovi musei.
Il primo '900 vide irrompere sulla scena le avanguardie. A Berlino si fecero strada i cosiddetti "impressionisti tedeschi": Liebermann, Corinth e Slevogt. A Dresda esordì "Die Brücke". A Monaco Kandinsky, Klee, Marc e Jawlensky, dettero vita all'almanacco "Der Blaue Reiter". In Renania operarono il gruppo del "Rheinischer Expressionismus" (Macke, Campedonck, Nauen, ecc.) e quello dei "Kölner Progressiven". Nacquero i musei d'arte moderna di Monaco e Berlino, seguiti da quelli di Mannheim e Essen. A Berlino, Monaco, Düsseldorf e Colonia apparvero anche le prime gallerie d'arte contemporanea private: Tannhauser, Cassirer, Der Sturm e Flechtheim le più note.
Gli anni della repubblica di Weimar videro un notevole sviluppo della scena berlinese e contemporaneamente l'affermarsi di nuovi centri. Hannover, ad esempio, dove operò Kurt Schwitters, e dove passò gran parte dell'astrattismo europeo. E naturalmente Dessau, dove fino al 1932 ebbe sede il Bauhaus, con la sua straordinaria corte di artisti, architetti e designers.
Per quel che riguarda gli anni del nazismo, non è sbagliato dire che essi non modificarono il tessuto culturale del paese. In effetti, non fecero altro che annientarlo...