Germania: città della Germania

Introduzione sulle città della Germania:
Colonia e Düsseldorf

Heinz Mack, Otto Piene e Günter Uecker: "Zero-Karneval", Düsseldorf 1964

Heinz Mack, Otto Piene e Günter Uecker: "Zero-Karneval", Düsseldorf 1964

All'indomani della guerra quella che un tempo era stata l'area più sviluppata della Germania, la Nord-Renania, si presentava come una landa desolata. I poderosi insediamenti industriali, legati ai grandi giacimenti minerari, avevano attirato bombardamenti a tappeto da parte degli alleati soprattutto sulla regione della Ruhr.
Ci vollero 15 anni di sacrifici perché la regione riuscisse a rimettersi in piedi, tornando a svolgere la sua importante funzione di traino su tutta l'economia della giovanissima BRD.
Con gradualità riprese anche la vita artistica della zona, imperniata sull'attività degli artisti e sui loro sforzi per aprirsi un varco in mezzo agli innumerevoli ostacoli che la difficile situazione imponeva.
Tra le innumerevoli formazioni che sorsero nel periodo 1946-50, particolarmente degno di nota fu il gruppo dei "Junger Westen". Ad esso spetta il merito di aver saputo suscitare l'interesse del pubblico nei confronti dell'arte contemporanea e di aver coinvolto l'amministrazione pubblica della città di Recklinghausen, che aprì una sede espositiva pubblica ed istituì uno speciale premio annuale (1948): un esempio presto imitato da altre città vicine.
La nascita di Künstlergruppen (gruppi di artisti) andava ad affiancare il processo di rinascita delle istituzioni culturali. Tra i primi a risorgere furono i Kunstvereine, dei quali oggigiorno nella regione se ne contano circa una cinquantina.

Guardando le spietate immagini di Colonia e Düsseldorf nel 1945, non si può non rimanere meravigliati confrontandole con il loro aspetto odierno. Ancora più sorprendente è pensare che nel mezzo di quelle macerie sorsero alcune delle prime gallerie d'arte tedesche del dopoguerra: Hella Nebelung a Düsseldorf, Der Spiegel e Mueller-Kraus a Colonia. Gallerie rivolte soprattutto verso il contemporaneo. Qualunque fosse la spinta che animava questi avventurosi, la storia presto avrebbe dato loro ragione. Di lì a trent'anni infatti nell'area si sarebbe sviluppato il maggior mercato dell'arte contemporanea in Europa.

Come spegare questo successo?
1) L'instaurarsi di una condizione di benessere.
2) Un grande fervore in campo culturale da parte dell'iniziativa pubblica, che portò all'apertura di numerosi musei.
3) L'intraprendenza degli stessi galleristi e l'inusuale disponibilità a collaborare tra loro per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Tutte ragioni validissime!
Di certo però non è stata del tutto estranea una certa attitudine propria degli abitanti della regione. Vicinissimi sia per geografia che per vicende storiche alla Francia, al Belgio e all'Olanda, rivelano anche ai giorni nostri un grado di apertura al nuovo e di diponibilità allo scambio superiore al resto dei tedeschi e a molti europei, tale da farne proprio i meno tedeschi e i meglio integrati nel contesto europeo.

Alla fine degli anni '60 tutta l'area poteva dirsi uscita dal tunnel del dopoguerra. Nuove ambizioni cominciavano a farsi strada nello scenario urbano della Ruhr e delle aree vicine.
Sorgono nuovi musei di alto livello in numero incredibile (Bochum, Dortmund, Duisburg, Essen, Gelsenkirchen, Krefeld, Wuppertal).
Sull'esempio delle istituzioni e dei grandi collezionisti (Josef Haubrich, von der Heydt) viene ad innescarsi una sorta di circolo virtuoso, che si traduce nella progressiva estensione del collezionismo d'arte.
A trarne vantaggio sono specialmente le gallerie di Colonia e Düsseldorf. Questi due grandi poli a partire dalla fine degli anni '60 ingaggiano una sorta di competizione per assumere il ruolo dominante sulla scena artistica dell'area. Terreno fertile per la formazione di nuovi talenti, sede della famosa accademia e di favolosi musei (veramente unica la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen), la città di Joseph Beuys, pur ospitando notevoli gallerie private, alla fine dovette cedere il campo a Colonia.

Il duomo di Colonia, affiancato dalle masse digradanti del Museum Ludwig

Il duomo di Colonia, affiancato dalle masse digradanti del Museum Ludwig

All'ombra del duomo, il moltiplicarsi delle gallerie aveva creato due schieramenti: le gallerie rivolte al moderno-classico, ed il fronte delle gallerie d'avanguardia. L'esigenza di erodere lo strapotere di quelle storiche porta le gallerie d'avanguardia ad intraprendere una serie di azioni comuni.
Nel 1966 viene fondata l'associazione delle gallerie d'arte contemporanea, da cui nel 1975 sarebbe derivata l'associazione tedesca delle gallerie d'arte. Nel 1967 l'associazione promuove il "Kölner Kunstmarkt", primo esempio al mondo di fiera d'arte contemporanea e antenata di Art Cologne, oggi la massima fiera d'arte in Germania.
Difficile stabilire se siano state queste iniziative a determinare la formidabile espansione del mercato dell'arte degli anni '70 e '80. Di fatto l'attivismo delle gallerie è proceduto di pari passo con il consolidarsi di un collezionismo diffuso, da cui emergono casi clamorosi di personaggi passati alla storia.
Figura di spicco fu quella di Peter Ludwig. La sua sterminata collezione alimentò, con prestiti e donazioni, svariati musei europei, primo fra tutti il Museum Ludwig di Colonia, uno dei maggiori musei d'arte moderna e contemporanea in Europa.
Negli anni '80 Colonia ha consolidato la sua posizione di leader del mercato dell'arte contemporanea, divenendo il centro più importante in Europa e il secondo nel mondo.
Artisti, critici, gallerie d'arte vi si sono riversate in massa facendone un poderoso centro di potere.
Negli ultimi anni però il meccanismo sembra essersi inceppato, sotto la sferza della crisi finanziaria che ha investito la Germania dopo la riunificazione. I contraccolpi si fanno sentire innanzitutto sulle istituzioni pubbliche di tutta la regione (musei e centri espositivi), sottoposte a tagli di bilancio e al ridimensionamento dei programmi. Ma le conseguenze vengono avvertite anche da artisti e gallerie private, che in massa si sono rivolti verso Berlino.
Peccato che, dopo l'eccitazione del 2000, siano in molti a fare marcia indietro. Colonia appare più solida, concreta.

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