Giorgio de Chirico

Luoghi dove è documentata l'opera di Giorgio de Chirico:
città, musei, fondazioni, biblioteche, archivi

L'importanza di Giorgio de Chirico nel panorama dell'arte del primo '900 non è un fatto soltanto italiano.
De Chirico venne ammirato, innanzitutto, dai Surrealisti. In seguito, la sua pittura metafisica godette di grande apprezzamento da parte del collezionismo anglosassone.

Il rapporto della critica e del mercato nei confronti dell'opera di Giorgio de Chirico è però stato sempre marcato da forti contrasti. A fagocitare l'interesse è stata sempre la produzione dei primi venticinque anni di attività. Di gran lunga meno considerata, e limitatamente all'ambito italiano, è stata quella dal 1930 in poi.
Riassumiano i momenti fondamentali del periodo più noto e apprezzato.
Nel 1912 appaiono le prime Piazze d'Italia. Con esse ha inizio la fase metafisica dell'artista. In questa categoria ricadono anche le composizioni di oggetti e soprattutto le composizioni con manichini (Le muse inquietanti, Il grande metafisico, Ettore e Andromaca del 1917).
L'incontro con Carrà segna la nascita della Scuola metafisica (1917).
Dopo la parentesi novecentista, nella seconda metà degli anni '20 de Chirico sembra ritornare alle opere metafisiche. Sono di questo periodo le serie degli Archeologi, Gladiatori nella stanza, Mobili nella valle, Cavalli sulla spiaggia.

La grande considerazione che le opere metafisiche di de Chirico godettero nell'ambiente surrealista favorì la loro circolazione a livello internazionale. Oggi sono presenti in tutti i principali musei d'arte moderna del mondo.
Non altrettanto è accaduto alle opere degli anni '20, contro le quali si è abbattuta la feroce reazione degli stessi surrealisti, che videro in esse una sorta di voltafaccia dell'autore.
Ma negli ultimi vent'anni la critica ha sensibilmente rivalutato la produzione degli anni '20 e primi anni '30. Così, le opere di questa fase hanno cominciato ad apparire nelle sale di grandi musei.