Mostre di arte moderna e contemporanea
Vincent Van Gogh. Campagna senza tempo - Città moderna
9 ottobre 2010 - 20 febbraio 2011
Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere - Fori Imperiali, Roma
Tel. 06-69202049
Orari: 10-19, sab-dom 10-14
Non è certo la prima volta che Roma ospita le opere di Vincent Van Gogh, e sicuramente non sarà l'ultima, data la fama di questo artista, che è uno dei più amati dal grande pubblico. Questa volta, però, la mostra, curata da Cornelia Homburg, che ha studiato a lungo questo autore, pone l'accento su due diversi aspetti del suo carattere e del suo lavoro, legati alla vita in campagna e in città. Infatti, anche se tutte le volte che pensiamo a Van Gogh, le scene che ci vengono in mente sono quasi sempre quelle che raccontano la dura vita dei campi, la triste condizione dei contadini del Brabante o dei mangiatori di patate, oppure le campagne, gli uliveti, le vigne e i cipressi di Arles e dintorni, gli anni che l'artista ha passato a Parigi sono stati fondamentali per per lo sviluppo del suo pensiero e della sua carriera artistica. In questa città che, a cavallo tra '800 e '900, era il centro focale dell'arte, Van Gogh ha, infatti, avuto la possibilità di entrare in contatto con gli impressionisti, con Toulouse-Lautrec, Gauguin e i neo-impressionisti, e di maturare un nuovo stile, fatto di colori vivaci e squillanti, di pennellate libere e vibranti, che si sarebbero ulteriormente accentuate in seguito alla scoperta della "luce del Sud".
Bastano, infatti, pochi anni e Van Gogh capisce di non essere fatto per la città, per quel mondo veloce, segnato dal progresso e dal mutamento.
Il richiamo della natura, degli spazi aperti, di una vita più semplice e vera, si fa sempre più forte. Diventa una necessità. E poi ha un sogno, quello di aprire un atelier, una casa per artisti, che vorrebbe condividere con gli amici, in particolare Gauguin.
Pieno di entusiasmo e speranze parte per il Sud della Francia e si ferma ad Arles, dove affitta la famosa "casa gialla", raffigurata in diverse opere. Un posto tranquillo, dove pensa di poter dipingere in santa pace e lenire la sua anima tormentata.
Le sue aspettative però sono ben lontane dalla realtà. Anche questa esperienza, da cui si attendeva tanto, infatti, si rivela fallimentare.
Il litigio con Gauguin, le crisi depressive, i problemi di salute lasciano segni profondi nella sua anima. Eppure è proprio qui, ad Arles, Saint-Rémy e Auvers che Van Gogh dipinge i suoi lavori più belli, intensi, originali. Opere in cui la natura si allontana sempre più dal dato oggettivo e si fa immagine di una visione interiore, particolarissima, profondamente segnata dalla sensibilità dell'artista. Da quel male oscuro, che lo porterà al suicidio.
La mostra, che ha potuto contare sul supporto di un prestigioso comitato scientifico e sulla generosità di importanti istituzioni museali, come il Van Gogh Museum, il Rijksmuseum, l'Art Institute of Chicago, il Solomon R. Guggenheim Museum, il Museum of Modern Art, l'Hammer Museum, il Detroit Institute of Arts, la National Gallery of Canada, la Tate National, il Musée du Louvre e il Kröller-Müller Museum di Otterlo, che vanta una strepitosa collezione di opere dell'artista, propone 110 opere tra cui dipinti, acquarelli e opere su carta, che ripercorrono la carriera di questo artista straordinario rendendo conto del suo amore per la campagna, intesa come un ambiente fisso e immutabile, dove l'esistenza è difficile, dura, faticosa, ma onesta, e del suo legame con la città, vista come centro innovativo, brulicante di vita e di movimento, ma anche di convenzioni e ipocrisie.
Non bisogna comunque pensare che questa rassegna proponga soltanto paesaggi o scene di vita all'aperto. Ampio spazio viene dedicato, infatti, anche ai ritratti e agli autoritratti, di cui Van Gogh ci ha lasciato diversi esempi, realistici e visionari, tradizionali e moderni.
Per testimoniare la profonda cultura di questo artista, che conosceva molto bene la storia dell'arte e ha intessuto una fitta rete di rapporti coi suoi contemporanei, sono esposti inoltre anche i lavori di altri autori, come Gauguin, Pissarro, Cézanne, Seurat e, soprattutto, Millet, che è stato per lui un punto di riferimento imprescindibile. Entrambi provavano, infatti, un forte interesse per la vita rurale, per il mondo degli umili e dei contadini.