Mostre di arte moderna e contemporanea

Espressionismo

24 settembre 2011 - 4 marzo 2012

Villa Manin di Passariano
Centro d'Arte Contemporanea
Piazzale Manin 10, Codroipo (UD)
Tel. 0432-906509
Orari: fino all'1 novembre 9-19, dopo lun-ven 9-18, sab-dom 9-19. 24, 25, 31 dicembre chiuso, 1 gennaio 2012 11-19

Marco Goldin inaugura la sua seconda stagione espositiva a Villa Manin e la terza tappa del progetto "Geografie dell'Europa" con una bella mostra, che, nonostante il titolo, è dedicata alla nascita e allo sviluppo del movimento "Die Brücke" (Il Ponte). Un gruppo che è stato all'origine dell'Espressionismo, che comunque non ha esaurito qui la sua portata. Molte sono state, infatti, le correnti che si sono sviluppate in Germania agli inizi del '900 in contrapposizione all'Impressionismo e al naturalismo tardo ottocentesco, che, secondo gli espressionisti, non erano in grado di esprimere il profondo senso di disagio che le persone provavano nei confronti della politica, della vita urbana, dell'ipocrisia borghese, della guerra.

La rassegna, realizzata in collaborazione con Magdalena M. Moeller, che è la direttrice del Brücke Museum di Berlino, propone un centinaio di opere (dipinti, disegni, incisioni, acquerelli) che arrivano proprio da questa istituzione. Un museo abbastanza piccolo, che vanta però una straordinaria collezione di arte espressionista, grazie alla quale è stato possibile ricostruire, secondo una scansione cronologica e con sale monografiche, la storia di questa comunità di artisti, fondata a Dresda nel 1905 da alcuni studenti di architettura: Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), Fritz Bleyl (1880-1966), Erich Heckel (1883-1970) e Karl Schmidt-Rottluff (1884-1976), a cui si sono aggiunti, in seguito, Emil Nolde (1867-1956), Max Pechstein (1881-1955) e Otto Müller (1874-1930).

Il loro scopo, ben evidenziato dal nome, era quello di rompere con le rigide norme sociali dell'età guglielmina e costruire "un ponte" tra passato e futuro. Per questo, avevano deciso di rigettare tutte le convenzioni accademiche e dare risalto alle esperienze soggettive, alle emozioni personali, grazie alle quali erano convinti di riuscire a cogliere la verità profonda del mondo nella sua autenticità, anche quella più brutale o spiacevole. I loro riferimenti artistici erano Van Gogh, Gauguin, Munch, i "fauves", la tradizione tedesca delle stampe popolari e l'arte primitiva, che era considerata prototipo di un'arte pura, libera da ogni condizionamento. Provavano, infatti, un profondo rimpianto per la vita rurale, semplice e genuina, lontana anni luce dalla falsità dell'esistenza borghese e cittadina.

Le opere esposte, che presentano la stessa attenzione per la semplificazione formale, i contorni marcati, i colori puri e violenti, accostati in modo dissonante, l'alterazione dello spazio e della prospettiva, la deformazione delle figure, mostrano comunque delle differenze stilistiche, che dipendono dalla sensibilità e dal gusto dei loro autori e, soprattutto, dal periodo in cui sono state realizzate.
La pittura di Heckel, per esempio, che all'inizio è composta da linee spezzate e colori stridenti, nel tempo si ammorbidisce e diventa più armoniosa e poetica, come dimostrano alcuni suoi paesaggi, dove spesso capita di vedere alcune figure di bagnanti. Kirchner invece non smette di portare avanti la sua violenta polemica sociale, che trova riscontro in scene urbane e personaggi spigolosi e inquietanti. E lo stesso può dirsi a proposito di Nolde, che sviluppa ulteriormente l'elemento drammatico dei suoi dipinti arrivando a realizzare figure umane dai tratti grotteschi e caricaturali.
Decisamente meno aggressivi sono invece i lavori di Pechstein, che, dopo aver fatto un viaggio nelle isole del Pacifico, realizza paesaggi nei quali è evidente una forte attenzione per il carattere decorativo della linea e dei colori, che sono meno accesi e violenti di quelli utilizzati dai suoi compagni, e quelli di Müller che dipinge paesaggi, nudi femminili e scene di vita zingaresca contrassegnati da una marcata vena di malinconia.
Ancora diverso è lo stile di Schmidt-Rottluf, nelle cui opere è evidente l'influsso della pittura impressionista, ma soprattutto l'interesse per la litografa, che lo spinge alla realizzazione di composizioni sintetiche e spigolose.

L'esperienza del gruppo durerà all'incirca 8 anni. I membri del movimento Die Brücke, che nel 1911 avevano deciso di tasferirsi a Berlino, si scioglieranno, infatti, nel 1913, a tre anni dalla loro prima grande mostra alla Galerie Arnold, anche se molti di loro, come mette in risalto questa rassegna, continueranno a lavorare individualmente. I segni del loro passaggio saranno comunque colti da numerose altre correnti, accomunate dallo stesso carattere emozionale e aggressivo, dallo stesso desiderio di sincerità e giustizia sociale. E i loro ideali, le loro polemiche, le loro grida di dolore, troveranno compiuta realizzazione anche in altri campi della cultura, come la musica, la letteratura, il teatro e il cinema.

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