Mostre di arte moderna e contemporanea
Brera incontra il Puskin.
Collezionismo russo tra Renoir e Matisse
11 novembre 2011 - 5 febbraio 2012
Pinacoteca di Brera
Via Brera 28, Milano
Tel. 02-89421146
Orari: 8:30-19:15, lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio chiuso
Per l'Europa, il periodo a cavallo tra '800 e '900 fu davvero straordinario. Tantissimi furono, infatti, i cambiamenti, sia nell'ambito delle scoperte tecnologiche, sia in campo artistico e sociale.
La città che più di ogni altra incarnava lo spirito del tempo era Parigi, che divenne una delle mete più ambite non soltanto da coloro che facevano parte del bel mondo, ma anche dai ricchi borghesi e dagli artisti. Chi voleva conoscere le novità, comprare i prodotti all'ultima moda o ammirare le opere d'arte più sconvolgenti e originali non poteva quindi evitare di fare un viaggio nella Ville Lumière.
I russi lo sapevano bene ed erano anni che aristocratici e benestanti frequentavano questa città, che era una vera e propria fucina di talenti, portando in Patria capolavori di ogni genere.
Nella seconda metà dell'800, i maggiori compratori d'arte francese furono il gallerista moscovita Sergej Tretiakov (1834–1892), che aveva una predilezione per i maestri della Scuola di Barbizon, e due collezionisti privati di estrazione alto borghese, gli industriali tessili Sergej Šcukin (1854-1936) e Ivan Morozov (1871-1921), che acquistarono, direttamente o tramite i più importanti mercanti del tempo (Druet, Durand-Ruel, Kahnweiler, Vollard), moltissime opere di pittori attivi a Parigi in quegli anni, tra cui Cézanne, Gauguin, Matisse, Monet, Picasso, Pissarro, Renoir, Rousseau, Sisley e Van Gogh, artisti che allora erano ancora discussi e pressoché sconosciuti, ma che, in futuro, avrebbero fatto la storia dell'arte.
La mostra allestita alla Pinacoteca di Brera racconta la storia di questi due appassionati collezionisti, che, sfidando il pensiero dominante e il gusto dell'epoca, sperperarono tempo e soldi per inseguire i loro sogni e comprare le opere degli artisti che avevano colpito i loro occhi e la loro sensibilità.
Dotati di fiuto, intuito, tenacia e caparbietà misero insieme delle raccolte straordinarie che, prima di essere espropriate dallo Stato, posero a disposizione della collettività o dei loro amici contribuendo allo svecchiamento della cultura russa.
La prima guerra mondiale e la rivoluzione decretarono la fine delle loro attività, ma quello che avevano fatto era così stupefacente che, nel 1918, le opere conservate nei loro splendidi palazzi moscoviti, furono confiscate e finirono per costituire il nucleo portante delle collezioni del Primo e del Secondo Museo di Pittura Moderna Occidentale, che, dopo molti anni e peripezie, nel 1948, hanno trovato ospitalità all'interno del Museo Puskin di Mosca. Ed è da qui, dalla Galleria d'Arte europea e americana del XIX e XX secolo, inaugurata nel 2006, che i capolavori esposti a Brera sono partiti per arrivare in Italia.
La mostra, curata da Sandrina Bandera e Irina Antonova, rientra all'interno di un vasto progetto di reciprocità culturale, che permetterà al museo russo di proporre, a partire dal 22 novembre, diverse opere di Caravaggio, ed è così eccezionale che, nonostante il numero abbastanza ristretto di opere, si ha l'impressione di sfogliare un trattato di storia dell'arte. I lavori esposti, infatti, sono tutti famosissimi e, quello che più conta, di una qualità e bellezza straordinarie. Tra loro, infatti, ci sono due strepitosi paesaggi di Paul Cézanne (Le rive della Marna, 1885-95; Acquedotto, 1886), acquistati da Šcukin e Morozov, che fanno impallidire molti dei quadri esposti in questi giorni a Palazzo Reale, e due bellissime opere che Gauguin, realizzò durante il primo (Aha Oe Feii? - Come sei gelosa?, 1892) e il secondo (Eiaha Ohipa - Tahitiani in una stanza. Non lavorare!, 1896) soggiorno a Tahiti, che, come le precedenti, arrivano da entrambe le collezioni anche se, in verità, la maggior parte delle tele di questo artista esposte al Puskin facevano parte delle raccolte di Šcukin, che le aveva acquistate tra il 1906 e il 1907 per lenire il dolore per la morte del figlio e della moglie.
Da questa collezione, che, a differenza di quella di Morozov, era aperta al pubblico una volta a settimana, arrivano anche Pierrot e Arlecchino (1888) di Cézanne, che tanto affascinò i cubisti, la romantica veduta del Boulevard Saint-Michel (1890) di Raffaëlli, l'Avenue de l'Opéra a Parigi. Effetto della neve. Mattino (1898) di Pissarro, che l'artista ha realizzato poco prima della morte riprendendo la scena dall'Hôtel du Louvre, le Ninfee bianche (1899) di Monet, che in seguito sarebbero diventate uno dei motivi principali della pittura di questo autore, la Veduta del Ponte di Sèvres (1908) di Henri Rousseau, in cui è evidente l'interesse dell'artista per i nuovi apparecchi volanti, La vecchia città di Cagnes - Il castello (1910) di André Derain, che fu una delle ultime scoperte di Šcukin, gli originalissimi Pesci rossi (1911) di Matisse, in cui, per la prima volta, un acquario diventa protagonista di un quadro, e la Regina Isabeau (1909) di Picasso, di cui Sergej fu acquirente e committente, come del resto lo fu di Matisse, che nel 1911 si recò a Mosca per sistemare le sue opere sulle pareti di casa di questo facoltoso collezionista.
Se queste sono alcune delle tante opere acquistate da Šcukin, non sono da meno quelle passate per le mani di Morozov, che comunque aveva un approccio all'arte più meditato del suo "collega" ed era poco interessato alle singole personalità. Quello che intendeva fare, infatti, era mettere insieme una documentazione il più possibile completa dell'arte francese degli ultimi decenni. E per riuscirci non lesinava certo sui soldi. Pare, infatti, che spendesse dai 200 ai 300 mila franchi all'anno, una cifra che si aggira intorno al milione di euro attuale.
Il primo pittore che entrò a far parte della sua collezione fu Sisley, di cui questa mostra propone un paesaggio ancora pervaso di romanticismo, la Radura nel bosco a Fontainbleau (1885). Una scena di campagna cui fa da contraltare il cittadino e affollato Carnevale al Boulevard des Capucines di Monet, che fu esposto nel 1874 alla prima mostra degli Impressionisti nello Studio del fotografo Nadar.
Un'altra tela storica, che Morozov comprò "a scatola chiusa" da Durand-Ruel, è La pergola di Renoir, che l'artista dipinse nel 1876 mostrando fin da subito la sua originalità nei confronti degli Impressionisti, più attenti al paesaggio che alle figure umane.
Le opere di maggior impatto e originalità sono comunque sicuramente la Ronda dei carcerati, che Van Gogh dipinse nel 1890 quando era ricoverato nella clinica di Saint Paul a Saint-Rémy, e il Ritratto di Ambroise Vollard, che Picasso realizzò nel 1910 ed è considerato una delle più riuscite espressioni del Cubismo analitico.
La rassegna è accompagnata da un catalogo pubblicato da Skira.