Mostre di arte moderna e contemporanea

Da Courbet a Picasso. Opere dal Museo Pushkin di Mosca

19 giugno - 22 novembre 2009

Fondation Pierre Gianadda
Rue du Forum 59, 1920 Martigny
Orari: 10-18 (nov-giugno), 9-19 (giugno-sett)

La Fondation Gianadda ospita spesso collezioni che arrivano da importanti musei internazionali e, nel 2005, ha dedicato una bella mostra anche ai "Capolavori della pittura francese" del Pushkin di Mosca. Questo però non significa che ci siano problemi di sovrapposizioni e che chi è già stato a Martigny non debba tornarci.
A prescindere dal fatto che le raccolte del Pushkin sono così strepitose che varrebbe comunque la pena di tornare a vederle, va detto anche che sia l'approccio che le opere sono diverse dall'altra volta. Irina Antonova, che è la curatrice di questa rassegna, ha voluto, infatti, far risaltare la storia del collezionismo russo, che ha avuto un impulso straordinario nell'800 grazie al gusto e alla sensibilità di personaggi come Sergei Tretiakov, Sergei Šchukin, Ivan Morozov ecc., che, affascinati dall'arte francese, erano soliti recarsi a Parigi per vedere le novità e fare i loro acquisti direttamente sul posto.

Stare a Parigi, che all'epoca era la capitale indiscussa dell'arte, significava essere al centro del mondo e conoscere tutto quello che stava succedendo nel resto d'Europa. Non c'era quindi artista che non sognasse di trasferirsi nella Ville Lumière.
Molti però non potevano permetterselo ed è per questo che si deve attribuire a Tretiakov, Šchukin e Morozov un altro merito, quello di aver contribuito allo svecchiamento della cultura locale. Le loro raccolte, infatti, erano accessibili al pubblico e, grazie a esse, molti artisti russi hanno avuto la possibilità di aprire gli occhi su quello che stava capitando altrove.
Se questi collezionisti non fossero stati così generosi e disponibili, probabilmente, l'evoluzione dell'arte russa avrebbe preso altre direzioni...

La mostra allestita alla Fondation Gianadda, ricca di capolavori, spazia dal Realismo all'Impressionismo, dal Postimpressionismo ai movimenti d'avanguardia e permette di conoscere alcune delle opere più straordinarie che sono state create tra la seconda metà dell'800 e i primi tre decenni del '900.

Il percorso espositivo si apre nel segno del realismo e del paesaggio con le opere di Camille Corot (Le bain de Diane), Gustave Courbet (Chalet dans la montagne) e Pascal A.J. Dagnan-Bouveret (Bénédiction des jeunes mariés). Una delle sezioni più importanti della mostra è comunque quella che riguarda Manet (Portrait d'Antonin Proust) e gli Impressionisti. È qui infatti che si possono ammirare opere come La danseuse chez le photographe (1875) di Edgar Degas, Au jardin di Pierre-Auguste Renoir, La meule de foin e le Nymphéas blancs (1899) di Claude Monet, i paesaggi di Alfred Sisley e di Camille Pissarro.

Pochi passi più in là ecco un'altra sfilza di capolavori, tra cui la famosissima Ronde des prisonniers (1890), che Van Gogh ha dipinto durante l'internamento all'Ospedale di Saint-Paul-de-Mausole, e La plaine au pied de la montagne Sainte-Victoire, in cui Cézanne raffigura per la prima volta questo rilievo montuoso, che diventerà per lui una specie di ossessione.

Il Simbolismo è rappresentato dalle opere di Pierre Puvis de Chavannes (Le pauvre pêcheur) e di Eugène Carrière, dai lavori dei Nabis (Maurice Denis, Edouard Vuillard, Pierre Bonnard e Félix Vallotton), che piacevano moltissimo a Ivan Morozov, e da un misterioso e affascinante paesaggio di Paul Gauguin (Matamoe, 1892), realizzato durante il primo soggiorno a Tahiti.

Altri due capisaldi della collezione del Pushkin Museum sono Matisse e Picasso, che Sergei Šchukin conosceva personalmente e di cui ha collezionato diversi lavori.
Le loro opere, tra cui spiccano Les Capucines à la danse e l'Arlequin et sa compagne (1901), sono affiancate da quelle dei loro compagni d'avventura, i Fauves e i Cubisti. Primo su tutti Braque, di cui è esposto il dipinto Le château La Roche-Guyon del 1909.

Un altro tema che ha affascinato gli artisti di fine '800 è stato quello del "primitivo". E la mostra ne tiene conto presentando la prima versione de La Muse inspirant le Poète di Henri Rousseau, Il doganiere. Un artista decisamente fuori dagli schemi, che ha saputo inventare straordinari paesaggi esotici.

La mostra si chiude con un gruppo di opere che ricordano il periodo post-rivoluzionario delle collezioni moscovite. Anche dopo il 1918 infatti il Pushkin Museum continuò ad accrescere il suo patrimonio di opere. Arrivarono allora i dipinti di Fernand Léger, Amédée Ozenfant e André Lhote.

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