USA: Spot-light
Gli USA. Un mondo cresciuto, ma sempre giovane
Anche i più sprovveduti hanno capito che al giorno d'oggi, per quanto europei e asiatici possano vantare tradizioni culturali millenarie, non si muove foglia senza che, a far vento, non sia stato qualcuno o qualcosa che abbia a che fare con gli americani. Televisione, cinema, consumo e comunicazione di massa, intrattenimento, computer... Ed ora anche internet! Sono cinquant'anni che il loro modo di vivere entra nelle nostre case, nella nostra vita. Dire che viviamo all'americana non è esatto. E forse non è nemmeno esatto dire che siamo stati colonizzati. Loro, di fatto, continuano a prendere a piene mani dall'Europa: ora la Francia, ora l'Italia, ora la Spagna. In definitiva, quello che hanno trasmesso a tutto il mondo, a parte alcune usanze, è una certa mentalità orientata al pratico e al consumistico. La chiamiamo "globalizzazione". La condanniamo come una forma di appiattimento della personalità. Ma dobbiamo ammetterlo: anche se ce ne lamentiamo, tutto sommato ci va bene.
Stile di vita a parte, cosa c'entrano gli americani con la cultura, con l'arte?
Con tutte le opere che i magnati americani hanno acquistato (in Europa, Asia o Centro-America), e si sono portati a casa, sono stati fatti grandi musei, è vero. Ma cosa c'entra, questo, con l'arte e la cultura contemporanea?
La risposta può risultare più ovvia, rispondendo prima ad un'altra domanda: cosa è la cultura oggi? Se cultura significa andare a fondo della nostra vita, dei nostri comportamenti, del nostro modo di essere e di pensare, allora non c'è dubbio: cinema, arti visive, fotografia riescono generalmente a scavare più a fondo di altri campi tradizionali, come letteratura, teatro, musica colta, ecc. Nel bene e nel male, in tutti questi campi, da oltre cinquant'anni gli americani ci hanno scodellato tanta produzione quanto nessun altro popolo al mondo. E a ben guardare, vi si scopre una varietà estrema. Un segno di apertura mentale e di grande libertà.
Gli USA che noi "consigliamo"
"Nemo propheta in patria", si dice... Nell'800 gli impressionisti erano bistrattati in casa, ma i quadri con i "covoni di fieno" o con le "ninfee" di Monet si vendevano a New York, Philadelphia e Chicago. Nel primo '900, Matisse, Picasso e Braque facevano la fame a Montparnasse. Ma dopo che Leo e Gertrude Stein li fecero conoscere ai loro connazionali, le loro opere presero ad attraversare l'oceano a tonnellate. E così toccò a Léger, Duchamp, Kandinsky, Mondrian, Chagall, de Chirico, Ernst. Finché non sopraggiunse il nazismo e la guerra. Allora ad attraversare l'oceano non furono più le opere, ma i loro autori in carne ed ossa.
Una società maturata dalle prime dure prove. Una cultura che stava mettendo radici. Grandi collezioni e grandi musei. L'esigenza di proporre nuove idee e problemi. E finalmente anche personalità carismatiche, in grado di offrire spunti e stimoli alla giovane creatività americana. Ernst, Mondrian, Albers, Hoffmann, Gorky, Gropius, Breuer, Mies van der Rohe, Moholy-Nagy furono tra coloro che incisero più in profondità sulle energie in incubazione. Finché il vaso di Pandora non venne scoperchiato... È la fine degli anni '40, inizio dei '50. Il materiale che ne fuoriusciva era autentico, di ottima qualità. Venne chiamato "espressionismo astratto". Ma non fece a tempo ad affermarsi sulla scena internazionale, che già nuovi "prodotti" bussavano alla porta. Un fiume in piena, pressoché inarrestabile, travolse tutto.
Da tempo, Parigi non è più la capitale dell'arte. Tutti guardano a New York. Non certo perché l'arte interessante si faccia solo in America, quanto perché tutto il sistema, che sovraintende alla produzione e circolazione dell'arte contemporanea, trova proprio qui il suo massimo sviluppo e i centri del potere. Gli americani hanno imparato che l'arte è innanzitutto creatività e cultura, ma è anche business, e in quanto tale bisogna saperla gestire. Hanno sviluppato il concetto di artista come vero e proprio professionista. Hanno portato alle estreme conseguenze il modello di galleria come impresa. Hanno impartito le regole della comunicazione e della promozione anche nel campo dell'arte. Hanno stabilito un nuovo regime dei prezzi delle opere d'arte. Hanno proposto nuovi modelli di gestione dei musei.
Ci si reca negli USA per visitare i musei, ammirarvi gli incredibili tesori dell'impressionismo e dell'arte moderna, scoprirvi le icone dell'espressionismo astratto e della Pop Art. Ma soprattutto, ci si reca negli USA per imparare: imparare quello che loro hanno imparato meglio del resto del mondo, che poi hanno saputo rielaborare, e che, alla fine, con il loro senso pratico, la loro organizzazione e la loro formidabile potenza economica, hanno imposto a tutti.
Per gli appassionati di arte moderna e arte contemporanea una visita negli USA rappresenta qualcosa di insostituibile. Impressionismo, arte moderna, arte americana come in nessun altro luogo al mondo. Musei, centri espositivi, fondazioni, gallerie private su una scala numerica che non ha eguali. New York è la Mecca verso la quale ci si rivolge per il "ramadan" dell'arte contemporanea.
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